Cara Signora Ministra Pubblica Istruzione,
Le scrivo in seno al Convegno dell’AIIG, perché mi auguro che in questa sede mi trovo – sia pure non fisicamente presente – in un ambiente in cui la comunicazione è univoca e serena.
Appartengo al vasto gruppo dei docenti che quest’anno scolastico per vari motivi, diciamo casuali, hanno perso non dico il posto, ma solo un’ora del mio orario-cattedra.
In effetti mi è stato notificato lo scorso mese di luglio che la mia cattedra si è ridotta da 18 ore a 16 , poi diventate nell’organico di fatto di ore 17.
Per questa situazione alle mie ore di titolarità da ben 24 anni presso l’I.T.C. “Eugenio Montale” di Rutigliano ( Ba), l’Ufficio scolastico provinciale mi aveva d’ufficio assegnate n. 4 ore presso l’I.T.I.S. di Castellana, pur essendo io residente a Bari e beneficiaria della legge 104 per mio padre ultranovantenne.
In seguito, alla mia domanda, le ore mi sono state assegnate presso l’I.T.C. “Vivante” di Bari.
Mi è stato più volte ripetuto da parte dei vari interlocutori: vicepreside, dirigente, responsabile dell’USP che tutte le cattedre dovevano essere almeno di 18 ore e che, quindi, dovevo accettare le tre ore in altra scuola.
Fin qui l’antefatto. Ora, prendendo visione dell’orario provvisorio,
mi sono accorta che proprio nel mio Istituto esistono cattedre di varie discipline che non sono di 18 ore di effettiva lezione.
Ecco alcuni esempi:
c’è una cattedra di numero 12 ore con 6 a disposizione, un’ altra di 16 ore con 2 a disposizione, un’altra ancora di 13 ore con 5 a disposizione.
Mi chiedo: è una beffa o no; il mio caso di 16 ore più due o meglio ancora 17 più una , come è a tutt’oggi perché la classe in più, formatasi nel mio Istituto di Titolarità l‘I.T.C. “Montale“, mi è stata assegnata comunque e risulta in orario.
Mi sembra giusto come cittadina onesta e professionista integerrima esprimere il mio disagio e denunciare lo stress emotivo che ha accompagnato questo evento da me vissuto durante le vacanze estive trascorse a chiedere chiarimenti in merito ed essere costretta a vivere – sulla propria pelle – una situazione non chiara.
Che dire poi , Signora Ministro a proposito delle informazioni tanto evidenziate dai media sulla riforma della scuola quando invece la disciplina che mi onoro di insegnare, la geografia economica come docente vincitrice di un concorso si insegna in tutte le classi prime del Biennio da quest’anno solo per un’ora alla settimana.
Chi ha pensato i curricula ha ritenuto frettolosamente di raggiungere il quorum dell’orario settimanale delle lezioni, misurando con un bilancino e mettendo in secondo piano la valenza professionale a cui i nostri studenti , futuri cittadini europei hanno diritto.
A mio parere, poi inserire un’ora di lezione nel monte ore settimanale della disciplina Geografia per gli studenti come accade per l’insegnamento dei docenti tecnico-pratici e di laboratori o per l’insegnamento della Religione cattolica, è una scelta pessima in quanto la stessa Educazione Fisica ha due ore settimanali di insegnamento, mentre la Geografia che guida i giovani studenti verso un mondo interculturale ed allarga le menti facendo incontrare culture, popoli, religioni, territori, risorse ed economie vede tempi e spazi didattici strettissimi.
La disciplina educa le nuove generazioni abituati al tutto e subito in questa società della globalizzazione nella consapevolezza dei valori di cui ogni persona è portatrice per costruire un dialogo concreto tra generazioni e un confronto pacifico e costruttivo oggi più che mai irrinunciabile.
Vorrei concludere queste mie riflessioni con una forte nota di speranza per auspicare un cambio di rotta nelle scelte culturali perché non solo i nostri giovani studenti hanno diritto a costruirsi un Progetto di vita che realizzi i loro migliori sogni e metta a frutto tutte le loro potenzialità intellettive, ma anche noi adulti, cittadini onesti, docenti e professionisti preparati, abbiamo il diritto di lavorare con serenità e proficua docimologia nella quotidianità.
Mi piacerebbe che l’AIIG che, raccoglie al suo interno tanta ricchezza professionale e didattica, Associazione riconosciuta a livello europeo ed internazionale, potesse incidere in modo proficuo nelle sedi Istituzionali per contribuire al cambiamento di qualità che tutti abbiamo a cuore non solo per la Scuola Italiana di ogni ordine e grado ma, soprattutto, per gli studenti, aprendo loro gli occhi della mente e del cuore.
In questo modo credo che possiamo concretizzare il dettato Costituzionale che ci rende portatori di una cultura, di valori e di un patrimonio che ci connotano, una ricchezza per cui altri popoli ci guardano con rispetto e referenza e, perché no, anche con un pizzico di invidia, vista la portata storica delle nostre “antiche“ radici.
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