Lettera aperta a Matteo Renzi

Caro Matteo

Scusami se mi permetto di usare un tono così confidenziale, ma 1) siamo coetanei, anzi sei anche più giovane di me 2) perchè il tuo modo di fare è molto “social” e quindi penso con difficoltà un approccio più formale.

Ti dico subito che non sono un’elettrice del Pd, lo sono stata, ma attualmente appartengo alla folta schiera dei disillusi della politica, pur avendo molti amici militanti e riconoscendo che al suo interno ci sono persone di un certo valore.

Se tu sia una di queste, ti dico in tutta onestà non l’ho ancora capito.

Ci sono cose che dici che mi fanno sperare bene (prima fra tutte la necessità di mettere in busta paga un po’ di soldi ai redditi bassi, credimi 80 euro, se non li toglierete in fase di conguaglio, fanno davvero comodo, altrimenti saranno una iattura) ed altre che mi lasciano molto perplessa.

Quando è iniziato il tuo tour nelle scuole mi ha molto colpito il fatto che tu abbia dato un’email in cui chiedevi di segnalare i problemi della scuola e mi sono sempre ripromessa che lo avrei fatto.

Sono un’insegnante da che mi ricordi, pur avendo appena 40 anni e da 22 e ho visto e vissuto tutte le sue trasformazioni.

In questi giorni i rumors su una possibile riforma della scuola diventano sempre più insistenti e dato che di solito, storicamente, tra luglio ed agosto si sono consumate le peggiori nefandezze politiche ai danni della scuola, vorrei porgerti il punto di vista di un’insegnante, pedagogista e mamma.

Mi permetto però di cominciare non da un’analisi di tipo politico, sono certa che avrai chi saprà fartela molto meglio di me, ma di parlarti partendo dal mio vissuto personale e familiare, che in parte è anche il tuo.

Perchè penso che l’errore più grande quando si mette mano politicamente alla scuola, non ci si ricordi che dietro un capitolo di spesa importante, perchè a garanzia di un servizio importante, ci sono persone : alunni, docenti, famiglie.

Non sono molto amante di gossip, ma tempo fa leggevo su un sito di informazione scolastica, che Agnese, la tua signora, nostra collega, ha scelto di sospendere la sua attività d’insegnante perchè i tuoi figli soffrivano la mancanza del padre.

So che difficilmente ci troveremo d’accordo su questa cosa, perchè il mio disappunto nei tuoi confronti, è nato quando, nel bel mezzo della battaglia legale che noi docenti meridionali abbiamo dovuto intraprendere, per vederci riconosciuto il diritto alla mobilità territoriale, tolto dalla Gelmini, riprendendo un’idea di Fioroni (lei non ha pagato per la norma introdotta e riconosciuta incostituzionale, noi pur avendo vinto la battaglia legale stiamo ancora pagando); tu affermasti in tv, in un programma visto da me, che avendo una moglie precaria, conoscevi la faccenda e ritenevi ingiusto che ci venisse riconosciuto il diritto (costituzionale) alla mobilità, perchè questo toglieva lavoro ai docenti del luogo.

E’ proprio questa il fatto: noi abbiamo fatto ricorso, i tribunali ci hanno riconosciuti vincitori e siamo partiti separando spesso le nostre famiglie, ma non Firenze- Roma, ma nel mio caso specifico Palermo-Bologna.

Tu dirai “….è stata una tua scelta”, il problema è proprio questo: noi non scegliamo mai.

La tua signora ha potuto scegliere, noi siamo sempre obbligati, perchè l’alternativa nel mio caso era, dopo 20 anni d’insegnamento, laurea e vari diplomi post laurea, nutrire la grossa fila di disoccupati presenti al sud.

Noi abbiamo fatto le valige e siamo partiti, noi abbiamo asciugato le lacrime dei nostri figli, abbiamo gestito le loro altalene emotive, abbiamo rassicurato i nostri mariti lontani, abbiamo pagato con le nostre 1250 euro affitti e trasferte, sotto il fuoco incrociato, di chi come te non ci voleva al nord perchè toglievamo lavoro e chi desiderava che mai più tornassimo al sud per non “togliere lavoro” (ai precari rimasti).

E ti posso assicurare che il mio è il lavoro più bello del mondo, ma svolto per pochi spiccioli al netto di queste enormi spese economiche, emotive e spesso anche fisiche, può diventare veramente usurante.

Ti dico questo, non per puro populismo, ma per farti capire, che la politica va esercitata nel rispetto delle persone e delle leggi.

Le riforme vanno contrattate, studiate, sperimentate e per essere efficaci il più delle volte devono partire da un investimento e non da un taglio imposto .

Altrimenti si cerca di spacciare una economia per riforma.

Inoltre non basta avere una “opinione” su una faccenda: in questo caso la tua opinione e quella della Gelmini e di Fioroni erano sbagliate.

La legge è stata fatta lo stesso, anche se incostituzionale, nessuno ha pagato per quella solo noi stessi che l’abbiamo subita.

Nella scuola ciò succede spesso.

E’ questo uno dei motivi per cui sono contraria alla valutazione a cui affidare eventuali “avanzamenti di carriera”.

Gradirei che prima di valutare magistrature e insegnante, il parlamento si facesse oggetto stesso di valutazione e nel caso in cui si commettono degli errori ne rispondesse, senza alcuna immunità, personalmente.

Perchè questi non sono “reati di opinione”, queste sono inefficienze, danni erariali.

Altro motivo è che la scuola martoriata dai tagli, si basa molto sulla “solidarietà” tra colleghi: lo scambio di materiali, il regalo di tempo, lo scambio d’informazioni .

Far diventare gli alunni il terreno di scontro, per una manciata di soldi in più, a discrezione del dirigente, che in quanto persona, potrebbe non essere scevra di pregiudizi, errori di valutazione o preferenze non mi sembra una buona idea.

E nemmeno legare le retribuzione al rendimento.

Perchè concorrono moltissime variabili a tale obiettivo: condizioni economiche, sociali, culturali etc.

E spesso il “successo scolastico” assume connotazioni diverse in ambienti diversi.

La prima cosa che farei io per tale ragione è cercare di offrire un erogazione di servizio uguale: tempo pieno al sud e al nord ciò aiuterebbe le famiglie, senza sostituirsi ad esse.

La scuola è infatti un luogo di cultura dove si costruiscono persone e menti, non un parcheggio.

Non mi sembra una buona idea tenere i ragazzi dalle 7 alle 22, con 30 giorni di “ferie”.

Non sarebbe più un luogo a misura di bambino, forse più economico, anche per le famiglie, ma di certo non rispondente alle esigenze del ragazzo.

Perchè la scuola dobbiamo ricordarci, non è dei genitori, non è della politica, la scuola è dei ragazzi.

La sospensione delle attività didattiche, che come saprai è in linea con gli altri paesi europei, diventa per i nostri ragazzi il “laboratorio” in cui rielaborando le conoscenze acquisite, sperimentandole nel quotidiano diventano competenze.

Sono maestra di primaria, ogni volta che inizio una prima i bambini studiano fino a dicembre, poi c’è la pausa. E succede il miracolo….nei giorni successivi alle vacanze anche chi era più in difficoltà nell’acquisizione del processo di letto-scrittura, spesso riesce.

Cosa è successo? Niente….ha soltato avuto tempo di “sedimentare” e rielaborare in un contesto diverso. Tutte le maestre lo sanno.

Il contesto extrascolastico diventa laboratorio, luogo per rielaborare le conoscenze acquisite, sperimentarle, trasformare l’ “ozio” (nella concezione greca) in apprendimento.

Perchè i ragazzi hanno bisogno di “annoiarsi”, di non avere la vita programmata 7 giorni su sette, 11 mesi l’anno con 32 giorni di ferie. Sono ragazzi non impiegati o detenuti.

In Francia ad esempio oltre il sabato e la domenica c’è il mercoledì libero.

Sono mamma di bambine piccole, conosco la necessità di noi genitori di “parcheggiare” i nostri figli, ma so anche che la scuola non è il posto giusto e che noi insegnanti non siamo i “parcheggiatori” giusti.

Tempo fa scrissi un libro sulla questione: io credo che la scuola debba essere PER TUTTI fino alle 17.

Mi sembra strano che in tutte le smanie di riforme di tutti i governi, che già nel primo anno fanno la loro riforma sulla scuola, nessuno abbia mai pensato di sanare la stortura che vede l’erogazione di servizi differenti al nord e al sud. Rilevate dagli Invalsi, ma mai sanate

Al sud il tempo pieno non c’è mai stato, al nord stanno facendo i tripli salti mortali per mantenerlo, come si è passati alle scuole aperte fino alle 22?

Detto questo entro le 17 i ragazzi devono avere fatto i compiti e anche l’attività sportiva. Tutto a scuola.

In modo che hanno del tempo da passare con i genitori, di ripassare qualcosa, annoiarsi, giocare, stare con i nonni e gli amichetti, andare in bicicletta, flirtare.

Ci sono bambini che alle 21 dormono.

La scuola non è una ludoteca, e non è pensabile che un insegnante, che ha un ruolo direttivo che gli permette di svolgere il proprio lavoro , possa essere un “animatore”.

Inoltre eliminare le graduatorie d’istituto, le supplenze ai precari, creerebbe nuova disoccupazione. Ne abbiamo bisogno?

Io credo che lavorare un po’ meno e lavorare tutti, mantenendo lo stato attuale delle cose, sia un atto di solidarietà responsabile.

La vostra manovra comporterà un guadagno di 1,5 miliardi e mezzo di risparmio.

Il problema è proprio questo, non abbiamo bisogno di tagli a scuola.

Anche tu lo hai detto che mai avresti tagliato sulla scuola.

Non vogliamo “stare sereni”, vogliamo soldi per ripristiniate i fondi d’istituto, per continuare a pagare tutte le attività aggiuntive di chi in una scuola si mette in gioco di più.

Fondi contrattati con le Rsu (non si più pensare a una gestione della scuola senza contrattazione sindacale), per mansioni decise e valutate dal collegio docenti, non dal singolo dirigente.

Non abbiamo bisogno che privati mettano i soldi alla scuola.

La scuola non si vende e non si compra e deve rimanere libera. I privati non possono influire sulla libertà d’insegnamento.

La scuola è un servizio: lo stato deve garantire i servizi, prima di ogni cosa.

Troppi soldi vanno via in corruzione, privilegi, evasione e non è possibile che poi non ce n’è per una scuola di qualità.

Quella che volete televenderci è una scuola a basso costo, una scuola economica, non è una scuola migliore.

Perchè aldilà di tutto il fango che ogni giorno ci buttano addosso, aldilà dell’odio sociale che avete alimentato negli anni facendoci passare per dei fannulloni, e con questa proposta lo fate ancora, noi siamo gente che lavoriamo ben più di 4 ore al giorno 10 mesi l’anno.

Abbiamo soltanto bisogno che il nostro lavoro sommerso sia riconosciuto, come quello di qualunque altro lavoro che richiede un tempo per studiare, per preparare il proprio lavoro, anche a casa, come mille altre categorie.

Ci sono soldati eppure con andiamo in guerra tutti i giorni. Abbiamo dei corpi scelti di sommozzatori, dei vigili del fuoco, eppure non ci sono incendi tutto l’anno o immersioni.

Avvocati, notai e perfino i politici hanno possibilità di svolgere mansioni anche a casa, con ben altre retribuzioni.

Il lavoro specializzato è questo, si declina nel tempo e secondo le esigenze specifiche.

Non abbiamo bisogno di essere valutati, le selezioni devono essere in entrata, i docenti hanno bisogno di essere degnamente retribuiti, formazione OBBLIGATORIA (non ci possono non essere insegnanti bravi) e visite mediche perioche.

Perchè questa smania di riforme che assilla tutti i governi entro il primo anno, di lasciare il proprio segno (che purtroppo è spesso uno sfregio) sulla scuola, la bassa retribuzione e la scarsa considerazione sociale restituisce una classe docente stanca, sfibrata.

Un tempo l’insegnante era una persona di cui fidarsi, oggi la scuola è una trincea, dove per molti genitori e alunni di riflesso, siamo degli sfigati e chiunque farebbe meglio di noi per e la politica ha delle responsabilità per questo. E’ già un successo quando non ci picchiano.

Pagare un laureato come un usciere, perchè tanto lavora poco e dire “se vuoi più soldi impegnati di più” alimenta questo clima d’odio.

Nessuno ne parla, ma un insegnante ha 3 volte più probabilità di ammalarsi di neuropatologie rispetto altri mestieri.

Il timore è che ci considerino anche dei pazzi, oltre fannulloni e privilegiati.

Ti allego solo alcune dati del Dr. Vittori Lodolo D’Oria medico specialista che si occupa di burnout degli insegnanti

“L’insegnamento comporta alta usura psicofisica ed è pertanto ricompreso tra le cosiddette Helping Profession……Prevenzione dello Stress Lavoro Correlato (SLC) a scuola è obbligatorio dal 1° Gennaio 2011 (D.L.81/08) ma nessuno sembra preoccuparsene anche perché non sono stanziati fondi ad hoc………L’ultimo studio sui docenti inidonei permanentemente per motivi di salute (05.10.12) ha dimostrato che le diagnosi psichiatriche superano il 70% e sono 5 volte più frequenti delle disfonie croniche riconosciute come causa di servizio.”

Il Pd ha sempre fatto della scuola il suo punto di forza, avete sempre avuto voti e appoggi degli insegnanti, lo slogan è sempre stato “vorremmo, ma non possiamo”.

Ora non ci sono più scuse. Se volete potete.

Nei vostri famosi 10 punti è vero che in premessa dicevate “ vorremmo una scuola aperta sempre”, ma aldilà degli slogan l’impegno programmatico era: tempo pieno, asili, organico funzionale, risorse umane.

Questo è quello che la scuola vuole, questo è quello di cui abbiamo bisogno.

Se riforma deve essere, partiamo da investimento, da una sperimentazione, da degli studi, dalla contrattazione, dall’ascoltare gli operatori.

Questo è il segreto del successo, così avvenne per i moduli, che trasformò la scuola primaria in un’eccellenza.

Una riforma fatta a luglio per settembre, sbandierata sui giornali da un sottosegretario, fatta da un governo di servizio, non votato e che quindi dovrebbe occuparsi di vere priorità, scusa se te lo dico è sbagliata. La scuola oggi è un sistema in equilibrio che eroga un servizio. Non è una priorità.

La disoccupazione che volete alimentare lo è.

Inoltre credo di non dover dire a te quanto un’insegnante lavori: credo che tu lo sappia, lo vivi.

Tua moglie non ce l’ha fatta, ha potuto scegliere, noi non abbiamo scelta, non rendere più insopportabile il divario tra chi tutto può e chi non può nulla.

 

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