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Lettera aperta ai dirigenti scolastici

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L’anno scolastico 2015-16 sta iniziando con qualche confusione e diverse difficoltà, in attesa dei docenti neoassunti  e dei cambiamenti introdotti dalla legge 107. Lettera aperta ai presidi dell’associazione di categoria, DiSAL.

Altri carichi e nuovi gravosi impegni per chi lavora nella scuola. Ma per quale responsabilità?  Da dove ripartire ? Cos’è urgente in questo avvio d’anno scolastico?

Per questo DiSAL si rivolge a tutti i dirigenti Scolastici delle scuole statali e paritarie con una lettera aperta, per riscoprire assieme la centralità dello scopo della scuola: il compito culturale ed educativo.

Solo così si potrà ridare chiarezza, fiducia e passione  al dialogo, al lavoro in collegi docenti, alle nuove pratiche progettuali e di potenziamento, specie in un inizio così confuso e talvolta conflittuale, come accade quest’anno.

Lettera aperta ai dirigenti scolastici

Cara/o collega,

inizia un nuovo anno scolastico. La recente legge, quella della Buona scuola, chiede ai dirigenti scolastici ed ai docenti nuove incombenze, ulteriore impegno e disponibilità per impostare la pianificazione dell’offerta formativa e l’organizzazione scolastica. Non solo, ma anche l’arrivo dei docenti neoassunti interpella la nostra capacità di accoglienza e di valorizzazione delle professionalità.

Altri carichi e nuovi gravosi impegni: ma per quale responsabilità? Che cos’è urgente in questo avvio dell’anno scolastico, di fronte ai cambiamenti che sì prefigurano ed alle prospettive, incerte e confuse, di attivare il processo di riforma?

Ancora una volta risulta cruciale la responsabilità ed il lavoro di ogni dirigente scolastico – tra i quali non pochi a scavalco tra due istituzioni scolastiche – per reinventare strumenti operativi e procedure che realizzino le finalità della nuova Legge, evitando da un lato di vivere un doverismo  ansioso e dall’altro di minimizzarne gli effetti, magari scegliendo facili ricette che offrano l’illusione di applicare le norme senza nulla cambiare. In una circostanza come questa non possiamo modificare l’esistente solo a parole, attraverso semplici istruzioni per l’uso o confermando stancamente vecchie modalità di partecipazione e progetti di istituto. Utilizzare gli spazi che la legge della scuola consente o introdurre nuovi strumenti di lavoro coincide con la possibilità di aiutare i soggetti, singoli o collegiali, ad interrogarsi sullo scopo della scuola, quello di  educare e istruire: ed è proprio la riscoperta dello scopo – attraverso il dialogo, il lavoro comune con i collegi docenti, il sostegno a nuove pratiche progettuali e di potenziamento – che  può aiutare a rimetter ordine in un momento così poco chiaro come quello che caratterizza questo inizio d’anno. Rilanciare lo scopo facilita, infatti, i soggetti – docenti, genitori , operatori – a valorizzare sia le esperienze esistenti, la tradizione e l’identità del singolo istituto che a perseguire, secondo nuove priorità, le innovazioni ritenute   necessarie, rilanciando le finalità più adeguate. Avere chiaro lo scopo apre la strada alla collaborazione tra i diversi soggetti, unica condizione per realizzare le innovazioni che sono utili alla scuola.

Alla resistenza, quella, inevitabile, di fronte al nuovo e quella, calcolata, messa in atto per lasciare che tutto scorra senza rimetter al centro le ragioni del fare scuola,  rispondiamo con la nostra presenza, perché l’esserci, in modo certamente critico e vigile, è il primo modo per contribuire al cambiamento. Una professionalità spesa per realizzare e sviluppare spazi di libertà di insegnamento,  strumenti di progettualità condivisa, proposte didattiche e disciplinari innovative. Un modo di gestire e vivere la propria scuola aiutandosi, tra dirigenti scolastici, ad un protagonismo professionale e culturale che abbia a cuore l’autentica suscitazione dell’umano (intelligenze, talenti, capacità) e la promozione di solide competenze nelle giovani generazioni.

E’ questo il tempo di un aiuto reciproco e  concreto  per creare contesti di confronto, di studio, di paragone che arricchiscano, nell’incremento di una comune intelligenza professionale, gli strumenti del dirigere scuole di una prospettiva culturale originale e libera. Condividere con altri, prèsidi e insegnanti, e comunicare il proprio modo di concepire, di valutare ed affrontare le specifiche tecniche del proprio lavoro può far sorgere e, nel tempo, maturare, proprio in questi tempi così difficili eppure ricchi di possibilità, delle originalità culturali nella scuola e nelle scuole, per il bene di tutti.

Per imparare a guidare, come capitani, l’equipaggio dei docenti, genitori ed operatori di quella nave in mare aperto che è la propria scuola, al raggiungimento della meta comune del successo formativo del singolo ragazzo. E con il coraggio di porre decisioni, suggerire azioni, indicare indirizzi ed offrire ragioni alla libertà ed intelligenza di tutti, insieme tesi al traguardo della costruzione dell’opera che è la propria scuola.

Capitani coraggiosi, appunto.

Buon inizio!