Caro Ministro, a metà dell’anno scolastico in cui i ragazzi devono scegliere la scuola in cui andare l’anno prossimo, tanti docenti precari non sanno più cosa consigliare ai loro alunni. Vista la situazione indegna in cui versa la scuola e il corpo docente precario italiano. C’erano state promesse molte cose dal suo precedente collega, in particolare un’uguaglianza di trattamento con i colleghi tfa ordinario.
Ora, invece, ci ritroviamo con scaglionamenti arrivati come zavorre senza che nessun abbia spiegato il motivo, ci ritroviamo con l’idea di un differente punteggio tra Pas e Tfa. Precari che son costretti a trasferirsi altrove per il Pas poichè data la libertà concessa alle università italiane, alcuni Pas non verrano attivati nelle regioni di appartenza. Senza dimenticare che dobbiam assicurare la frequenza al corso e a lavoro.
Inoltre, come se non bastasse con un iter burocratico silenzioso delle univeristà italiane, ci ritroviamo senza programmi dei Pas. Pertanto, le nostre Università chiedono di pagare, entro un limite di tempo striminzito, fior di quattrini. Tale guerra nei nostri confronti è mossa sicuramente dall’idea di merito che nell’ultimo anno ha determinato innumerevoli offese da parte dei colleghi Tfa, da parte di alcuni docenti universitari e persino l’indifferenza degli organi burocratici.
I quali non hanno mai voluto ascoltarci in nessun tavolo delle trattative. I futuri frequentanti Pas, secondo opinione diffusa, sarebbero senza merito poichè non hanno mai superato le 3 prove previste dal Tfa. In onore di tale merito Le chiediamo, su quale base si fonda attualmente la scuola italiana se non quello dei migliaia di precari che hanno ricoperto cattedre vacanti o spezzoni per annni in paesi lontani e in condizioni lavorative disumane? Su quale base e coscienza critica, le famiglie italiane possono oggi far scegliere ai propri figli un indirizzo scolastico piuttosto che un altro, se non basandosi sull’esperienza lavorativa di migliaia di precari? Come lo chiamerebbe Lei? Merito. Con quale metro di giudizio, Lei e il suo staff pensate sia giusto misurare la fatica quotidiana di chi sia all’alza all’alba dovendosi automotivare ad una scuola che non ti da nulla, eccetto che umiliazioni? Parlate di un secondo ciclo di Tfa e di un nuovo concorso, dopo il fallimento dell’ultimo.
Mettete paletti burocratici senza mai aver risposto in maniera chiara ai nostri bisogni, quasi fossimo Lim senza coscienza critica.
Si sbaglia, Ministro. Si sbaglia che si accetti tutto ciò passivamente. Noi non abbiam più nulla da perdere, è la scuola italiana che perderà molto senza il nostro valore aggiunto. Capiamo bene la necessità di rispondere a chi non ha soldi come lo Stato italiano, ma almeno abbia l’onesta di aprire un tavolo di confronto con la suddetta parte in causa. Siamo stanchi delle maestrine dalla penna rossa che forti da un’abilitazione già ottenuta, giudicano e propongono come avesse ro vinto una cattedra alla Bocconi. Aspettiamo un suo cenno che sia serio, poiche’ la condizione attuale che stiamo vivendo non credo faccia onore nè a Lei, nè alle università italiane, nè al mondo della scuola italiana.