Pubblichiamo di seguito la lettera aperta che tredici associazioni hanno inviato nei giorni scorsi al nuovo ministro dell’Istruzione Fedeli.
“Egregio Ministro,
ci indirizziamo a Lei nel momento in cui si insedia al MIUR, dopo che negli ultimi mesi la scuola ha vissuto una delle stagioni più gravi della sua storia. Questa situazione non è piovuta dal cielo, ma è il prodotto di una politica che va avanti da troppi anni e che è culminata nella Legge 107 approvata dal precedente governo Renzi.
Mai si erano visti un’estate e un inizio d’anno così caotici, con un simile “balletto” nell’assegnazione delle cattedre, con simili ritardi, con classi che sono rimaste senza docenti per mesi o che li hanno cambiati più volte, spesso saltando del tutto le lezioni per intere discipline, con alunni disabili che, vergognosamente, ancora oggi non hanno il sostegno.
D’altra parte, mai si era assistito a ingiustizie, tensioni nei collegi docenti, pressioni sugli insegnanti e sui dirigenti scolastici come da quando è in vigore il cosiddetto “bonus premiale” per i docenti e da quando è stata annunciata la messa in atto del sistema di valutazione dei dirigenti. E ancora, la “chiamata diretta” dei docenti prevista dalla “riforma” si è rivelata in molti casi una farsa, in molti altri uno strumento di discriminazione, pressione ideologica, clientelismo.
Quella che Renzi aveva avuto il coraggio di chiamare “buona scuola” si è rivelata una delle pagine più brutte della scuola della Repubblica, rimettendone in causa i pilastri fondamentali: l’uguaglianza dei diritti per ogni allievo, la libertà culturale e d’insegnamento, la collaborazione tra i docenti.
Questa pagina si poteva tranquillamente evitare. Il 5 maggio 2015, 700.000 insegnanti avevano aderito al più grande sciopero della storia della scuola italiana e avevano manifestato in tutta Italia proprio per denunciare in anticipo gli effetti della legge e per chiederne dunque il ritiro. Dopo aver demagogicamente scritto che sarebbe “ripartito da chi insegna”, Renzi è invece passato sulla testa dell’intero mondo della scuola, ha messo la fiducia sulla legge ed ha proseguito sulla sua strada distruttiva, senza ascoltare le centinaia di migliaia che manifestavano, le associazioni, i sindacati, tutti uniti come non era mai successo. Oggi il governo è caduto non solo per la sua arroganza, ma perché alla prova dei fatti l’operazione della “riforma” ha prodotto solo disastri e tutta la popolazione, al di là del personale della scuola, ha preso coscienza di ciò che sta succedendo. Dopo il referendum, Renzi si è dimesso dicendo che rispettava il voto e la democrazia, e con lui è cambiato il ministro dell’Istruzione. Ma la democrazia non è semplicemente il cambiare persone, bensì rispettare la volontà della maggioranza e dunque cambiare politica.
Per ciò che ci riguarda come insegnanti, dirigenti, genitori, personale ATA, ciò significa qualcosa di molto semplice e concreto: questa pagina nera della scuola italiana va subito cancellata. In altri termini, è urgente decretare subito il blocco del “bonus premiale” e della chiamata diretta, dirottare i soldi del “bonus docenti” su un vero contratto, assegnare tutti gli insegnanti a vere cattedre in modo da garantire stabilità e continuità dell’insegnamento, immettere in ruolo tutti i precari, cancellare la valutazione dei dirigenti che si fonda sull’applicazione del disastro della 107. Ciò è urgente prima di tutto per un motivo: arrestare subito un processo che, se proseguito, non potrà che condurre al disastro completo la scuola.
Questa operazione è fattibile immediatamente, anche perché non necessita di alcun investimento o costo. Al contrario, i soldi del “bonus premiale” e quelli del “bonus docenti” possono essere facilmente sommati alle cifre già previste per il contratto scaduto dal 2009 e costituire un’ottima base per la discussione sul rinnovo di un vero contratto nazionale. Su di lei ricade dunque oggi una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità: annullare i disastri della “riforma” Renzi, premessa per abrogare l’intera legge e rilanciare la scuola della Repubblica.
Non esiste alcuna ragione per la quale non procedere subito in questa direzione e non potremmo davvero comprendere se la legge 107 restasse in vigore, continuando a produrre i suoi disastri.
Primi promotori e firmatari:
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