Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
On. Stefania Giannini
On. Ministro,
da notizie di stampa risulta che alla domanda dell’intervistatore secondo la quale “I corsi abilitanti (Tfa e Pas) non hanno assolto alla loro funzione. Penso alla predominanza della didattica sulla conoscenza della disciplina” nella Sua veste di Ministro avrebbe affermato “Lei ha ragione: sono fabbriche di illusioni, che hanno prodotto solo frustrazioni per chi li ha frequentati (pagando) e per chi vi ha insegnato. Stiamo preparando una delega (alla Legge 107/15 n.d.r.) che metterà ordine in questo campo: formare ottimi insegnanti […] Non vi è dubbio che la conoscenza della disciplina venga sempre prima della didattica…“.
In qualità di docenti che hanno seguito i percorsi di TFA nell’ambito dell’AFAM esprimiamo vivo sconcerto per le Sue dichiarazioni. Nel merito desideriamo farLe presente che:
1. Risulta assolutamente scorretto affermare che i motivi del presunto insuccesso formativo dei TFA vada ricercato in una prevalenza della didattica sulla conoscenza della disciplina. Chi ha avuto accesso a questi corsi era già in possesso di una Laurea magistrale o di un Diploma Accademico di II livello a forte impronta disciplinare.
2. I docenti abilitati con TFA sono stati selezionati con tre prove di ingresso disciplinari e il titolo è stato conseguito a seguito di un esame abilitante avente valore di Esame di Stato.
3. L’AFAM è stato l’unico settore ad ottemperare alla funzione prevista dal D.M. 249/2010: un Corso di Diploma Accademico di II livello seguito da un anno di TFA (per un totale di tre anni di formazione disciplinare e didattica!) che hanno permesso di formare ottimi insegnanti. Ci auguriamo vivamente che la delega a cui Lei fa riferimento possa fare altrettanto.
4. Da parte di un Ministro della Repubblica appare preoccupante affermare che i TFA non abbiano assolto alla loro funzione, individuandone una debolezza intrinseca, senza considerare gli enormi ritardi e disservizi che costantemente caratterizzano l’opera del MIUR e degli Uffici scolastici Regionali e senza che ne sia assunta responsabilità.
Gentile Ministro,
come docenti e funzionari dello Stato, responsabili di processi formativi così importanti per il futuro del Paese, non siamo soliti arrenderci alle “frustrazioni”. Se la delega prevista dalla L. 107/2015 verrà emanata, stia certa, faremo di tutto come sempre fatto (e sempre senza frustrazioni) per farla funzionare al meglio. Se in questi ultimi due decenni abbiamo dovuto patire “frustrazioni”, ebbene queste non sono certo venute dalla passione professionale riposta nel nostro lavoro di didatti disciplinari. Abbiamo patito invece la reiterata mancata o sbagliata governance in questo settore da parte del Ministero a Lei ora affidato. Fare della formazione iniziale dei docenti terreno di scontro politico è la peggior frustrazione che una classe dirigente possa infliggere a intere generazioni.
A Lei, quindi, chiediamo almeno rispetto per chi ha ottemperato a una Legge dello Stato e per i tanti studenti che, nonostante tutto e sempre nel rispetto della legge, con sincera passione e sacrificio hanno seriamente intrapreso un percorso per diventare docenti.