Gentile Ministro,
Mi chiamo Valentina Restifo, docente precaria con 36 mesi di servizio.
Le scrivo per metterLa al corrente della mia situazione e di quella di altre centinaia di docenti precari disperati abilitati all’estero, il cui titolo in Italia non viene riconosciuto a causa delle inadempienze del Miur e del modus operandi non proprio corretto di un ministero dell’istruzione fino ad oggi inesistente.
Nel mio caso particolare io mi sono laureata nel 2005 in filosofia con il massimo dei voti, ho preso anche vari diplomi di master ed ulteriori titoli pur di trovare un lavoro, ma ciò non è servito.
Non essendoci percorsi abilitanti da anni in Italia, nel 2016 decisi di iscrivermi ad un corso abilitante in Bulgaria , per la modica cifra di 8.000 eur, pagate con estrema fatica a rate dalla mia famiglia.
Durante il corso a Sofia mi sono impegnata molto nello studio, negli esami, e ho dovuto chiedere l’aspettativa nel liceo paritario dove lavoravo come docente e dopo tanti sacrifici ho conseguito il titolo entro il 31/5/2017.
Tuttavia questa dedizione per lo studio e la volontà di migliorarmi come insegnante, non sono servite a nulla, perché una volta tornata in Italia, il Miur non ha voluto saperne di riconoscere l’abilitazione, non ha mai risposto alle telefonate, alle email, ai solleciti; pertanto sono stata costretta a fare ricorso tramite legale e quindi spendere ulteriori soldi a carico dei miei genitori.
Senza il riconoscimento del titolo abilitante io perderò il lavoro nell’istituto paritario dove insegno scienze umane ancora oggi, non avrò diritti per insegnare in seconda fascia e avrò fatto sacrifici di studio, tempo e denaro inutili.
Questa vicenda personale riguarda con le dovute varianti tutti i colleghi che si sono abilitati all’estero, non per furbizia o per avere vita facile, ma semplicemente perché in Italia non esistono percorsi abilitanti!
Le chiedo con estrema umiltà di prendere in esame la disperata situazione di noi docenti precari abilitati all’estero, i cui diritti sono stati negati, violati e calpestati da tempo, lasciandoci navigare in un limbo senza futuro.
Valentina Restifo