Cari Ministri, sono una ragazza di ventisei anni, neolaureata in Relazioni internazionali e con una forte vocazione per l’insegnamento.
Il primo ottobre avrei dovuto sostenere le prove preselettive del corso- concorso di specializzazione per le attività di sostegno a Roma.
Così come tantissimi altri candidati, sono però in isolamento domiciliare fiduciario causa Sars-cov2. Per mesi mi sono preparata alle prove con dedizione: con il tempo mi sono accorta che proprio quei valori che avrei dovuto fare miei per insegnare sono venuti meno da parte di chi avrebbe dovuto formarmi.
Durante questi mesi ho imparato a progettare U.D.A in modo inclusivo, ad avviare processi di apprendimento relazionali e metacognitivi, a progettare il setting di apprendimento attraverso una didattica inclusiva che si basi sull’ICF.
L’International classification of functioning, disability ad health è infatti uno strumento di supporto all’individuazione di elementi che possano facilitare i giovani nel loro processo di crescita e sviluppo: il soggetto diversamente abile non viene più identificato come portatore di una carenza o di un handicap e l’approccio nei suoi confronti è globale ed interconnesso, classificandone lo stato di salute, non la disabilità o la sua patologia.
Ero affascinata da questo nuovo approccio, eppure ora è proprio il ministero dell’istruzione e il ministero dell’università e della ricerca a farmi sentire in “condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale”.
Ero affascinata dal processo che ci ha portati a superare le teorie sulla selezione della specie o della “sopravvivenza del più adatto”: io non ho superato la “selezione clonale dei linfociti che rispondono al parassita” e, nonostante uno dei nuclei fondanti del principio di buon andamento di una PA sia la difesa dei soggetti più deboli (bambini, anziani, malati, svantaggiati ecc.), non mi sento tutelata.
Sono sicura che nessun docente in procinto di sostenere le prove concorsuali si senta tutelato. È giusto rispettare i protocolli sanitari e garantire l’avvio del percorso di specializzazione e dei concorsi.
È altrettanto giusto però garantire a tutti la possibilità di sostenere le prove. Non sono infatti previste sessioni straordinarie o rimborsi. Ho per questo creato una petizione (ad oggi arrivata ad avere circa 1600 firme), ho creato insieme ad altri candidati reti di supporto e condivisione.
Insieme abbiamo praticato L’INCLUSIVITÀ, e di questo sono felice . Indire concorsi in piena pandemia vuol dire assumersi poi la responsabilità di offrire PARI OPPORTUNITÀ a tutti, prevedendo l’ovvia eventualità che un candidato, non per sua colpa, venga contagiato.
Per questo non è giusto che la sua dignità venga danneggiata da un comportamento antigiuridico altrui.
“La dignità della persona umana non è soltanto un diritto fondamentale in sé, ma costituisce la base stessa dei diritti fondamentali. La dignità umana è parte integrante del diritto dell’Unione. Ne consegue, in particolare, che nessuno dei diritti sanciti nella presente Carta può essere usato per recare pregiudizio alla dignità altrui e che la dignità della persona umana fa parte della sostanza stessa dei diritti sanciti nella Carta. Essa non può pertanto subire pregiudizio, neanche in caso di LIMITAZIONE DI UN DIRITTO”
Federica Zuccari
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