Signor Ministro
chi le scrive è una docente di scuola primaria che prima di essere insegnante è mamma, e prima di aver conseguito i titoli per esercitare, coltivava nell’animo solo il desiderio di educare ai valori, alla speranza e all’autostima i suoi figli e poi ha sognato di farlo anche con i figli degli altri.
Un sogno diventato realtà, tuttavia in costruzione ogni giorno.
Solo questo allora mi spinse a riprendere gli studi e poi a farlo ancora, formandomi e documentandomi sempre più per cogliere in profondità il frutto migliore da offrire ai nostri bambini e ragazzi, nell’unica direzione possibile che fosse in grado di suscitare in loro il desiderio di sapere, di capire, di curiosare nella realtà, di desiderare, di inoltrarsi…
Questa direzione sta nel coltivare per prima cosa la relazione.
Non vi è istruzione senza relazione.
Nel decreto appena emanato non vi è traccia del tema scuola, famiglie numerose, bambini, bambini disabili o con bisogni educativi speciali!
L’emergenza coronavirus ha indotto il mondo della scuola ad una brusca interruzione di quel rapporto diretto con i nostri alunni con il quale misuravamo gli sguardi, gli animi, i desideri e la quantità di interesse che poteva far emergere in loro la voglia di scommettere su se stessi… sugli altri…su quel tratto di vita da percorrere insieme.
La didattica a distanza ci ha ribaltati dalle nostre cattedre alle cattedre del vero sapere quello che sta dentro lo scrigno della coscienza di ogni bambino e che chiede di venir fuori perché ha sete di cose grandi, di orizzonti sconfinati che non possono essere saziati solo dal concetto di sapere, ma chiedono di essere accompagnati perché l’educazione cammina un passo avanti all’istruzione se il sapere non è connesso alla passione e all’Amore con cui viene presentato e fruito, si spegne la motivazione, la fiducia e la speranza .
La dad ci ha spieato che i nostri alunni, soprattutto i più fragili, desiderano quel contatto, quella relazione quella passione che attraverso lo schermo non ce la fa a passare…
I bambini e ragazzi più sicuri e autonomi, vivono la DAD come esperienza divertente anche se ovviamente nuova da gestire con attenzione e dedizione, in collaborazione dei genitori, tuttavia il progressivo e inevitabile regresso dei più fragili (dai più certificati con handicap, a coloro che mostrano disturbi lievi o gravi di apprendimento, o ai bambini certificati solo dal buon senso dell’educatore) non può lasciarci indifferenti.
Ci impone interrogativi urgenti, azioni tempestive e misure immediate per evitare che quel resto di umanità e di coscienze in formazione, registri e consolidi un fallimento che in modo fatale potrà pregiudicare il futuro apprendimento e l’autostima necessaria per recuperare il divario già esistente con la vita, con gli altri, con se stessi.
Io non mi do pace da settimane tentando di raggiungere i più lontani con ogni mezzo possibile, video chiamate wzp, telefonate con spiegazioni in diretta, foto, incoraggiamenti, ma tutto questo non offrirà loro quel che può essere dato solo di presenza… purtroppo sono anche gli stessi con scarse disponibilità di supporti informatici e le famiglie non hanno ancora avuto accesso alle quote messe a disposizione per loro.
I molti bambini stranieri che non comprendono neanche bene la lingua italiana sono ormai fermi da settimane.
Questo vuoto relazionale, diretto, empatico, non possiamo più permetterlo.
Non per i bambini con più in difficoltà.
Non possiamo permettere altre discriminazioni oltre quelle già vissute da tutti coloro che privi di strumenti multimediali sono rimasti indietro su quanto svolto finora.
Permettiamo invece l’apertura imminente delle scuole con tutte le misure previste per la sicurezza oltre che disinfezione quotidiana degli ambienti, distanziamento di un metro tra i banchi e tamponi almeno per i docenti giovani, che in forma graduale riprenderanno il servizio.
Permettiamo almeno a tutta la sfera dei bisogni educativi speciali e della disabilità di riprendere le lezioni in presenza, considerati i numeri esigui con cui sarà possibile lavorare visto che nella scuola questi casi sono pochissimi in ogni classe, attuando tutte le norme di sicurezza previste e mantenendo la DAD per tutti gli altri fino a cessato allarme.
Diamo una speranza ai più bisognosi, anche fino a tutto il mese di giugno poi consolideremo nel mese di luglio da casa, solo con loro, le basi recuperate in maggio e giugno.
Sosteniamo la fatica dei più fragili e delle loro famiglie così preoccupate e anche affaticate, diamo un segnale di vicinanza, perché tutti gli altri possono aspettare (la DAD in modalità sincrona li supporta egregiamente) ma non sostiene allo stesso modo gli incerti.
Allora le chiedo da docente e da genitore, ma anche a nome di centinaia di famiglie che rappresento come presidente di una associazione chiamata Non si Tocca la Famiglia, formata appunto da genitori famiglie e docenti di agire subito.
Faremo cosa buona per il bene dei più fragili, delle loro famiglie, per il bene comune della collettività e nell’ottica di sostenere i bambini e l’educazione per una scuola davvero inclusiva e plurale.
Giusy D’Amico
Associazione Non Si Tocca La Famiglia
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