Lettera aperta degli insegnanti di sostegno

“Sostengo il sostegno” composto da 15.000 (quindicimila) membri tra cui insegnanti precari che svolgono attività di sostegno. La funzione del docente di sostegno rappresenta, non solo, la realizzazione di una didattica speciale per gli alunni con disabilità, ma soprattutto l’inclusione scolastica di ogni alunno. Vi scriviamo per comunicare le nostre recriminazioni verso un concorso, a nostro avviso, poco chiaro; un concorso preso sotto gamba dal governo e dai sindacati. Il concorso è una ghigliottina che non stabilizzerà nessuno, costringerà quei pochi vincitori alla mobilità e a tre anni di prova senza alcuna certezza e con enormi sacrifici economici. Migliaia di altri docenti qualificati saranno definitivamente fuori dal ruolo, vittime incolpevoli di un sistema vergognoso.

Oltre tutto, si tratta di un concorso ‘fuori legge’, visto che non sono stati rispettati i tempi di pubblicazione dei bandi indicati dalla riforma. Perché tanto fretta per mettere in piedi questo concorso? La risposta conduce al 17 maggio 2016 dove la Corte Costituzionale sarà chiamata a dare il proprio responso sul contenuto della sentenza della Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo, detta anche Sentenza Mascolo, del 26 novembre 2014 sull’abuso dei contratti a termine. L’udienza fu fissata per il 23 giugno 2015 da questa rinviata e tanti precari sono rimasti in attesa.

Il governo, per evitare una sanzione europea, è stato costretto ad assumere il personale in GAE secondo le direttive della suddetta Sentenza Mascolo con un piano di assunzioni straordinario. Così ha ben pensato di giocare di anticipo ed indire un concorso, introducendo e stravolgendo la scuola con la Legge 107/2015.

La Legge è stata contestata con uno sciopero a Roma il 5 maggio 2015 dove vi erano presenti circa il 70% del personale scolastico ed oltre 100.000 persone in piazza. Quale fu il risultato dello sciopero? Vi ricordiamo che l’articolo 40 della Costituzione italiana disciplina il diritto di sciopero, stabilendo che esso «si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano».

Con la legge n. 146 del 12 giugno 1990 si sono stabilite norme sull’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali – che possono essere considerati, ai sensi dell’articolo 1, comma 1, «quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione ed alla libertà di comunicazione»

Tutto inutile! Il Governo fa orecchie da mercante al povero popolo che urla straziante il suo sdegno e, piuttosto che progettare un nuovo piano di assunzioni, il Governo emana una legge che blocca la possibilità di reiterare nella scuola i contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi come riportato al comma 131 della L.107/2015. In parole povere noi insegnanti precari da anni siamo stati usati, spremuti, maltrattati, truffati ed infine scaricati. Il Governo ci chiede di partecipare ad un concorso riservato ai soli abilitati, ma dove hanno prodotto domanda con riserva centinaia di migliaia di non abilitati e docenti di ruolo che vogliono cambiare. Un altro paradosso è rappresentato dalle commissioni esaminatrici che risultano insufficienti rispetto alle esigenze, il Governo sta ipotizzando di impegnare i colleghi pensionati ed il personale ATA, questo concorso costerà a tutti noi Italiani non meno di 300 MILIONI di EURO.

Un concorso dove si bandiscono poco più di 65.000 posti a fronte di circa 200.000 insegnanti precari che già insegnano da settembre su posti vacanti a dimostrazione del fatto che la possibilità per essere assunti esiste fin da subito. Le scuole fanno fatica a trovare docenti per tutte le discipline, ma al MIUR addirittura negano. I vincitori di questo concorso dovranno aspettarsi, sfruttamento per tre anni e poi più nulla, dato che il prossimo concorso del 2019 sarà aperto a tutti gli aspiranti docenti i vincitori sarà offerto un contratto di formazione triennale. In conclusione vogliamo dire: NO AL CONCORSO!

I lettori ci scrivono

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