Da Bresso, comune dell’hinterland milanese di poco più di 26 mila abitanti, il Comune più colpito dalla pandemia in corso, giunge la lettera della dottoressa Elena Borsotti, anestesista rianimatore in emergenza coronavirus.
Queste parole di una mamma impegnano tutti gli operatori scolastici e i docenti in particolare a rendere la scuola-comunità luogo e momento di relazione educativa , di incontro e di dialogo per la formazione integrale dei nostri ragazzi
Innanzitutto porgo i miei saluti a tutto il personale docente e ringrazio per il lavoro che sta svolgendo e per l’impegno profuso.
Io sono un anestesista rianimatore e lavoro in Terapia Intensiva con pazienti Coronavirus gravissimi. Tutto il personale sanitario è impegnato a tempo pieno in questa terribile emergenza. E’ una battaglia quotidiana e durissima che richiede uno spiegamento immenso di mezzi e risorse sia umane che materiali e che mette a dura prova sia il fisico che la mente. Alcuni di noi sono già o saranno contagiati. Alcuni di noi non vedranno la fine dell’epidemia. Ma questo è il nostro lavoro e lo facciamo con anima e corpo.
Ma sono anche una madre.
La mia unica figlia è una vostra studentessa.
Questa lettera aperta vuole essere un invito a continuare ad esserci, nonché una richiesta di aiuto se non un lascito morale.
Il personale docente ha un ruolo educativo fondamentale, non solo in termini di pura didattica, ma anche e soprattutto nel senso più ampio di riferimento, guida e formazione di individui adulti.
Ora più che mai la vostra presenza è fondamentale.
Come noi ci prendiamo cura dei nostri pazienti, voi oggi ancor più di prima siete indispensabili nel prendervi cura dei nostri ragazzi, della nostra generazione futura, perché siete chiamati all’arduo compito di contenere i danni psicologici che questa epidemia ha ed avrà sugli adolescenti. Siete i loro compagni di viaggio in questo tempo sospeso.
Nella difficile fase evolutiva di transizione, che è l’adolescenza, caratterizzata di base da profonde incertezze ed insicurezze e dal bisogno di prendere le distanze dalle figure genitoriali, è necessaria la presenza di punti di riferimento adulti solidi e sicuri di cui potersi fidare e con cui confrontarsi.
Alcuni ragazzi avranno la fortuna di passare più o meno indenni attraverso questa tragedia perché sapranno reiventarsi; alcuni avranno l’occasione per scoprire parti di sé nascoste. Ma altri invece dovranno confrontarsi con dolorosi lutti, con la perdita, con la mancanza, con lo smarrimento.
Voi siete i punti di riferimento in un momento di profonda incertezza sul futuro.
Con il vostro esserci attivamente attraverso il coinvolgimento, la discussione, l’analisi della situazione, la comprensione, il conforto, il supporto, potete favorire quel senso di continuità e sicurezza così necessario in adolescenza.
I nostri ragazzi hanno bisogno di sentirsi soggetti attivi e partecipi in una situazione che purtroppo si trovano a dover subire.
Voi siete le figure adulte attraverso le quali questo bisogno può essere soddisfatto.
Nel poco tempo in cui io sono a casa, quando non crollo sfinita sul letto, guardo mia figlia, ed attraverso lei guardo tutti gli adolescenti.
Per chi è giovane e con una vita di fronte, il concetto della malattia e della morte è qualcosa di molto lontano. Ora la malattia e la morte sono prepotentemente entrate nelle loro giovani vite. Per alcuni solo come parole e paure, per altri purtroppo come realtà e dolore.
Fuori dalla porta di casa, da cui i nostri ragazzi uscivano con gioia e senso d’indipendenza e di libertà, adesso c’è un mostro invisibile, che può attaccare chiunque silenziosamente. In un’età in cui la socializzazione, la frequentazione dei coetanei e la vita fuori dalle mura domestiche sono fondamentali e necessarie, adesso c’è una vita di reclusione domiciliare. Tutte le attività esterne sono precluse. Sulle città incombe un silenzio inquietante ed innaturale.
Per molte famiglie la permanenza in casa potrà essere momento di arricchimento e riavvicinamento, per alcune potrà essere fonte di conflittualità e fratture. In questo contesto innaturale alcuni si troveranno oltre che prigionieri anche vittime.
Nei profondi occhi azzurri di mia figlia vedo un’angoscia in più, quella di chi ha uno o entrambi i genitori direttamente impegnati in questa battaglia. Sono occhi privati della presenza parentale, in cui leggo la paura per me quando esco di casa e il sollievo quando rientro, occhi sempre indagatori alla ricerca dei segnali di stanchezza, di tristezza, occhi impotenti alla ricerca della verità nascosta, in uno stato di allerta continuo. Come i suoi, mille altri occhi hanno lo stesso sguardo.
Noi genitori quotidianamente vi affidiamo quanto di più prezioso possediamo: i nostri figli.
Come madre vi ringrazio per la vostra presenza come adulti di riferimento e vi incoraggio nel proseguire il vostro ruolo formativo.
Come anestesista rianimatore il mio cuore al lavoro sarà più leggero sapendo che altre figure importanti si stanno occupando non solo della didattica, ma anche della formazione umana e dell’integrità psicologica di mia figlia e di tutti i ragazzi loro affidati.
Quando questa terribile tragedia che si sta consumando sarà finita, quando si rientrerà alla cosiddetta normalità, i vostri studenti ritorneranno da voi. Ma non saranno gli stessi di prima.
Voi sarete fondamentali nell’assisterli nella loro ripresa, fondamentali nell’aiutarli a mantenere la fiducia in loro stessi, a superare le loro angosce, a riparare le loro ferite.
Sarete più che mai fondamentali nel compito di continuare a formare adulti solidi.
Grazie di cuore.
Elena Borsotti