Al Congresso dello Snals, apertosi ieri a Roma con la relazione della segretaria Elvira Serafini e al quale ha partecipato anche il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, è arrivata, nel corso dei lavori, pure una lettera dell’ex presidente Silvio Berlusconi.
“Lunga lettera”, sottolinea il comunicato stampa Snals, nella quale il fondatore di Forza Italia scrive: “Per quanto ci riguarda, il rapporto con le parti sociali e i corpi intermedi è sempre stato una componente fondamentale…. La politica non deve calare decisioni dall’alto, deve saper ascoltare chi lavora, chi affronta quotidianamente i problemi, chi li vive sulla propria pelle… a loro, non ai professionisti della politica, vogliamo affidare il futuro del nostro Paese”.
E sulla scuola: “Questo per noi significa difesa effettiva dell’autonomia scolastica, libertà delle famiglie nella scelta dell’indirizzo educativo, valorizzazione della professionalità degli insegnanti, limitazione delle intrusioni burocratiche che rendono difficile il vostro lavoro….Tutto questo rende necessaria una svolta profonda che noi ci impegniamo a realizzare con voi e per voi”.
E da questi brevi stralci (tutta la lunga lettera non ci è stata inviata) si capisce benissimo che siamo entrati in piena campagna elettorale, che il Cavaliere non va per il sottile e che ha ripreso il vecchio armamentario, rimesso a lucido, della sua prima comparsa in politica, venticinque anni fa.
E dopo venticinque anni (Forza Italia fu fondata nel 1994, pochi mesi prima delle elezioni politiche del 27-28 marzo) non pensiamo che fra “i professionisti della politica” non ci sia anche lui, a parte Brunetta e tutti i suoi compagni di ri-lucidatura, ai quali, appunto, lui dice, di non affidare il “futuro del Paese”. Un buon consiglio dunque, posto che essere professionisti, come Berlusconi afferma, sia disdicevole.
Fra l’altro questa idea del rinnovamento continuo della rappresentanza parlamentare è un cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, che però lui accusa di dilettantismo, di inesperienza, di mancanza di professionalità: e allora o l’una o l’altra.
Ripetuto e coerente, rispetto alle precedenti campagne elettorali, appare inoltre il suo accenno alla “liberta delle famiglie nella scelta dell’indirizzo educativo” che è appunto il perno della politica scolastica della destra. Nulla di nuovo dunque nelle sue parole e nella sua proposta, che puntano alla implementazione delle scuole private, al cui interno questo principio può avere sbocco: ognuno si costruisce una scuola secondo la propria visione del mondo, si sceglie i docenti che professano questi principi, ma prende i finanziamenti dello Stato, contravvenendo perfino al principio costituzionale.
Per questo non si capisce come intenda valorizzare la “professionalità degli insegnanti”: di quali insegnanti parla? Di quelli che se vogliono lavorare nel privato devono lasciare a casa la “libertà di insegnamento” o di quelli che ministri del suo passato governo hanno definito anche ”fannulloni e impreparati”?
È vero che non ha fatto cenno alle famose “Tre I”: Impresa, Internet, Inglese, ma ha pure scordato che fu il suo governo a tagliare, con Gelmini-Tremonti, 8 miliardi alla scuola.
In ogni caso su un punto finora Berlusconi è stato chiaro, anche se ha ripetuto le stesse litanie: ridurre la spesa pubblica. Tagliare e tagliare gli “sprechi” per mantenere gli impegni (o le promesse) cha sta prendendo con gli elettori.
Tante promesse (o impegni) e tutte costosissime, compresa l’eliminazione del Bollo auto, ma aumentando le pensioni, che fanno parte della spesa pubblica.
Dove prenderà allora le risorse? Tagliando dalla spesa pubblica, come lui dice, ed evitando gli sprechi.
Bisognerà però capire, cosa intende per sprechi?
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