Lettera da una professoressa dopo il concorso

Poche righe, cinque minuti, per esprimere un sentimento e una riflessione. Il sentimento è la frustrazione. Ti laurei, ma non basta. Ottieni delle specializzazioni, inutili. Ti abiliti superando test ed esami. Non basta.

C’è il concorso da fare. Sei precario, la frustrazione continua delle aspettative ti ha annichilito: perse la fiducia nei sindacati, la solidarietà tra pari e persino lo spirito critico non ti resta che studiare. E studi. Ma non basta. Devi essere veloce. Hai due ore e mezza, diciotto minuti per domanda, se non ce la fai sei fuori e per favore, poi non ti lamentare: la frustrazione non è un sentimento di moda.

La riflessione è sul tempo e sul suo valore. Dieci anni fa si davano ai candidati sei ore per scrivere un tema, tre anni fa tre ore per quattro quesiti, in questi giorni due ore e mezza per otto quesiti di cui due in lingua.

Il tempo si è contratto e ci sfugge: non importa cosa scrivi, devi essere veloce. Non è il pensiero che conta, è la parola detta al momento giusto, lo slogan. Se dietro c’è il vuoto fa niente, l’importante è la performance. La cultura serve per trovare la citazione giusta, la didattica si risolve nell’applicazione di schemi procedurali, la riflessione è aforistica e la generalizzazione il presupposto per superare le prove. Ai professori del futuro si richiede questo. Per ora. Domani non basterà più. In calce la prova.

Strutturare una lezione su un sonetto di Petrarca con la definizione delle metodologie che si intendono applicare e tenendo presente che in classe è presente un BES (cioè un allievo con bisogni educativi speciali). Strutturare una prova di verifica e specificare i meccanismi nella valutazione per quanto riguarda il tema della memoria in Leopardi, Gozzano e Montale.

Specificare l’organizzazione di un percorso critico di letture sul diverso, citando almeno tre o quattro libri (di cui uno deve essere di uno straniero) ed evidenziandone i collegamenti. Strutturare una unità di apprendimento sulla Costituzione italiana. Strutturare un’unità di apprendimento sulla questione della densità di popolazione. Spiegare cosa si intende per apprendimento permanente e applicare la teoria al caso di Sciascia e, in generale, alla letteratura civile.

I lettori ci scrivono

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