La violenza che ha coinvolto un corteo della Sapienza è solo l’ennesimo atto di una spirale di repressione che sembra non avere fine. Dopo gli studenti medi è ora la volta degli studenti universitari. Tutto questo accade mentre il governo si appresta a varare leggi che colpiscono i giornalisti “non allineati”, rendendo più difficile il diritto di informazione e di opinione. O a immaginare riforme che smontano la Costituzione nata dall’antifascismo in nome del “decisionismo” e dei “pieni poteri”. Sono pulsioni reazionarie e autoritarie che ci ricordano tempi bui che speravamo di aver scacciato definitivamente fuori dalla Storia.
Assistiamo attoniti a questa progressiva erosione degli spazi di libertà e partecipazione nel nostro paese. In un momento in cui la crisi globale, alimentata dalla guerra e dal degrado ambientale, necessiterebbe di maggiori spazi di discussione e di democrazia, vediamo i governi dell’Occidente chiudersi sempre più nelle proprie stanze e ignorare le istanze di cambiamento che vengono dal basso.
Non possiamo accettare che le nostre vite e quelle delle generazioni future dipendano dalle decisioni scellerate di un personale politico che manifesta ogni giorno di più la sua ignoranza, la sua volgarità, il suo pressappochismo, per tacere dei suoi legami storici con gli ambienti del fascismo e del neofascismo. Questa classe politica si presta ad avallare politiche economiche antipopolari in favore di pochi benestanti mentre finanzia guerre, erige steccati, criminalizza il dissenso, mostrando la sua allergia al confronto di idee, alla tolleranza del diverso, ad ogni progresso morale e civile.
Non possiamo accettare tutto questo perché viviamo una comunità, quella scolastica, che lotta per un mondo completamente opposto a quello che ci viene prospettato: un mondo in cui il sapere è per tutti, in cui c’è accoglienza, rispetto e ascolto per i bisogni degli ultimi, in cui è bandita ogni violenza e discriminazione.
“La cultura”, scriveva il filosofo H. G. Gadamer, “è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande”. Pretendiamo un governo che renda la cultura, l’informazione, il dibattito un bene disponibile per chiunque ne abbia bisogno: che dica no alle guerre, ai recinti, all’autoritarismo e alla repressione.
E se il dissenso rispetto a questo governo diventa un crimine ci autodenunciamo e faremo di tutto per resistere alle sue imposizioni. Perché la Storia ci ha insegnato che là ove la legge normalizza la violenza e l’ingiustizia il bene si rifugia in coloro che sanno dire NO.
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