“Abbiamo apprezzato la Sua disponibilità ad affrontare in un tavolo specifico un tema delicato quale è quello della valutazione del sistema dell’istruzione”, scrive il segretario della Flc, Domenico Pantaleo, nella lettera indirizzata al ministro Francesco Profumo. Ma “la Flc Cgil rileva che sul terreno della valutazione di sistema, in questi anni, si è determinata invece una ambiguità che ostacola fortemente i processi di costruzione di consapevolezza e di assunzione di responsabilità che dovrebbero connotarla.”
Dichiarare obbligatoria la rilevazione nazionale degli apprendimenti attraverso i test INVALSI, “utilizzando uno stile impositivo ed autoritario”, sovraccarica la rilevazione la rilevazione stessa “di significati e funzioni fino ad essere, nei fatti, considerata come valutazione di sistema tout court”, tralasciando invece “una pluralità di indicatori al fine di correlare gli apprendimenti alle condizioni di contesto nelle quali essi si sono prodotti. Anche alla luce di ciò, appare manifestamente infondata l’operazione di utilizzare gli esiti dei test Invalsi come valutazione dei docenti o delle singole istituzioni scolastiche.”
E siccome, continua la lettera di Pantaleo, gli esiti dei test non possono sostituire “la valutazione formativa cui ogni alunno ha diritto e che, doverosamente e opportunamente, è in capo ai docenti, la FLC chiede l’abolizione della prova nazionale Invalsi per l’esame conclusivo del primo ciclo.”
Va quindi a fondo la critica di Panatelo sui test Invalsi:
“Stabilire che le rilevazioni nazionali degli apprendimenti rappresentano ordinaria attività di istituto non esime le scuole dal passaggio in collegio dei docenti per deliberare la somministrazione delle prove e predisporne l’inserimento nel piano annuale delle attività, né le esime dalla remunerazione delle attività connesse allo svolgimento delle prove stesse. Tale disposizione avrà quindi l’unico effetto di creare conflitti e ulteriore contenzioso.
La FLC Cgil valuta invece molto positivamente l’ordine del giorno approvato in sede di conversione in legge del citato decreto-legge con il quale il governo “si impegna affinché, ai fini di un adeguato potenziamento del sistema nazionale di valutazione delle istituzioni scolastiche, siano assicurati adeguati criteri, tra cui la previa individuazione con metodo statistico del campione su cui effettuare le rilevazioni, nonché la somministrazione delle prove mediante rilevatori esterni adeguatamente formati e la diffusione dei risultati alle istituzioni scolastiche coinvolte”.
Come intende dare seguito il ministero a teli impegni? Chiede Panatleo.
“Dare attuazione ai contenuti dell’ordine del giorno sarebbe un segnale significativo e apprezzato. Da questo potrebbe avviarsi su basi nuove una proficua discussione sulla valutazione del sistema di istruzione, da svolgersi in tempi rapidi e suscettibile di esiti operativi sul piano della chiarezza delle finalità, della condivisione dei processi, della costante verifica dell’adeguatezza di strumenti e procedure adottati, della definizione delle connessioni tra valutazione esterna e autovalutazione delle istituzione scolastiche, della trasparenza degli esiti delle rilevazioni e del loro corretto utilizzo.”Contestualmente è confermato il calendario di somministrazione delle prove:
• Primaria, 9 maggio: in classe II lettura e italiano e in classe V italiano e 11 maggio: in classe II matematica e in V matematica e questionario studente
• Secondaria di primo grado, classi prime, 10 maggio: italiano, matematica e questionario studente
• Secondaria secondo grado, classi seconde, 16 maggio: italiano, matematica e questionario studente
In ultimo la Flc-Cgil non condivide quanto previsto dall’Invalsi nella “Nota sullo svolgimento delle prove per gli allievi con bisogni educativi speciali”.
Si prevede infatti che la decisione di far partecipare o meno alle prove (e se sì con quali modalità) questi alunni sia rimessa al giudizio della singola scuola per il tramite del solo suo Dirigente.
Disposizione inquietate questa, per la Flc, perché “la valutazione formativa degli alunni è competenza dei docenti e non del SOLO Dirigente scolastico; e poi i docenti sono tenuti a lavorare tutti i giorni nella direzione dell’inclusione, giocando la scommessa che la presenza nelle classi di alunni con bisogni educativi speciali lungi dal costituire una penalizzazione per lo sviluppo di positivi processi di insegnamento/apprendimento per tutta la classe, rappresenti invece un’occasione di arricchimento umano, culturale e cognitivo per tutti. Le indicazioni dell’Invalsi semplicemente e brutalmente fanno piazza pulita e disconfermano tutto ciò.”