Lettera di un docente ai commissari che correggeranno le prove scritte

Cari Presidenti, cari Commissari, cari Colleghi che vi appresterete a correggere le nostre prove scritte, a scrivervi è un giovane docente che insegna Italiano, Storia e Geografia nella scuola secondaria di secondo grado.

A nome di tutti i miei colleghi abilitati, stanchi, demotivati, sottoposti all’ennesimo concorso (dopo la dura selezione per accedere al Tfa, Tirocinio Formativo Attivo, costatoci anche tremila euro circa), Vi chiedo di essere clementi quando provvederete a correggere i nostri elaborati e di non farci caso alle imprecisioni, perché non abbiamo avuto nemmeno il tempo di rileggere il nostro compito, di non badare alla completezza delle risposte perché in quindici minuti non si improvvisa la didattica.

Questa modalità è un’offesa alla nostra professione. Vi troverete tra le mani compiti scritti male, in fretta, con risposte brevi e lacunose perché, vi assicuro, è stato complicato preparare un’unità di apprendimento o descrivere lo sviluppo di una lezione in appena 15 minuti (15 minuti circa per ogni domanda in sole due ore e qualche minuto).

Ci siamo limitati, la maggior parte di noi, a dare delle risposte discorsive perché non abbiamo avuto materialmente nemmeno il tempo di pensare ed organizzare una lezione in modo schematico. Non si prepara una lezione sul tema dei rifugiato, dello straniero, del profugo in un quarto d’ora, specie se dobbiamo scegliere tre o quattro opere di autori da far leggere in classe.

Non si prepara una lezione sulla Costituzione per studenti di scuola secondaria di primo grado in un quarto d’ora ecc ecc . Solo voi ci capite in questo momento, solo voi potete capire cosa significa insegnare in una scuola e quanto tempo ci vuole per preparare delle lezioni per i nostri allievi. Siate clementi, pensate che nelle mani avete compiti di insegnanti abilitati che per l’ennesima volta si sottopongono ad un concorso, che per l’ennesima volta si sottopongono a prove scritte, orali, e che prestano già servizio nella scuola, siano essi giovani o adulti, vi prego, non ci negate la certezza di un futuro lavorativo.

Non abbiamo avuto il tempo necessario per rispondere bene a queste domande, anche molto semplici, ma alle quali andava dedicato il TEMPO, che, invece, durante le prove è stato davvero tiranno. Due ore e venti minuti non bastano per valutare i futuri docenti e per progettare sei lezioni. Dateci la possibilità di arrivare all’orale e vi dimostreremo quanto valiamo, allora vi renderete conto se sappiamo insegnare oppure no. Premiate chi almeno ha dimostrato di sapersi orientare, di saper mettere nero su bianco presentando uno “schizzo” di unità didattica o di apprendimento, perché, ripeto, è stato complicato fare tutto in appena due ore.

A voi docenti delle lingue straniere, faccio sapere che non abbiamo avuto nemmeno il tempo per leggere con attenzione i testi (non siamo madrelingua inglese o francese, non conosciamo tutti i vocaboli, e tenete presente che nemmeno il dizionario italiano-inglese ci hanno fatto usare).

Vi prego, non condannateci e comprendeteci. Ai nostri allievi andremo ad insegnare la letteratura italiana, la grammatica, la storia, la geografia. Non le lingue straniere. Per questo ci siete voi che già svolgete con amore e dedizione il vostro mestiere. Comprendeteci. Siate misericordiosi. Siamo stanchi di essere selezionati, consentitemelo, stra-selezionati. Voi, solo voi, potete comprendere il nostro stato d’animo, non certo chi dall’alto ha deciso le regole di questo “gioco”.

E’ brutto dirlo, ma noi ci stiamo giocando il futuro. Voi, docenti o dirigenti scolastici, potete capirci. E in fondo sappiamo che siete dalla nostra parte. Ci capite e sicuramente non condividete l’idea di improvvisare la didattica in appena 15 minuti. Con stima e buon lavoro !

Un docente che vuole continuare a svolgere, insieme ad altri migliaia, questa missione nella scuola italiana! 

I lettori ci scrivono

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