Categorie: Attualità

Lettera di una docente inidonea passata Ata

Sono una docente inidonea che nel 2011, in base alla legge 111, aderì alla mobilità accedendo così ai ruoli ATA. Ho 35 anni di servizio e quasi 60 di età. Dopo un anno e mezzo in segreteria mi trovo ridotta alla depressione più nera, al ricorso costante allo psichiatra e all’ansia insistente, quotidiana. Non riesco a svolgere i compiti che mi vengono richiesti perché ho difficoltà a memorizzare tutte le procedure delle pratiche, non conosco tutta la marea di leggi e regolamenti che il lavoro in segreteria richiede, non riesco ad imparare ulteriori procedure. Finora mi hanno consentito mansioni meno complesse, ora però mi hanno messo di fronte al fatto che devo sapermi disimpegnare con tutte le incombenze del profilo amministrativo: sono uno dei componenti il contingente di segreteria e come tale devo fare il lavoro come gli altri (che peraltro lamentano che io non contribuisco equamente al lavoro complessivo). 
Capisco quanto le loro richieste siano logiche, ma proprio non so adeguarmi. 
Al momento mi occupo della posta, del protocollo, delle circolari, dei certificati, dell’Invalsi e di altre incombenze generiche, ma Dirigente scolastico e Segretario sostengono che non è abbastanza, anche se -per la verità- non mi rimane del tempo inutilizzato. Mi hanno detto che una via d’uscita potrebbe essere una nuova richiesta di visita medica collegiale. Non so come muovermi. 
E’ meglio che la chieda io o che la faccia richiedere dalla scuola? Che cosa è bene evidenziare nella documentazione medica? Il dirigente mi ha concesso pochi giorni per dare una risposta. Qualcuno mi può aiutare?
(segue firma)
Questa è una recentissima, disperante testimonianza, arrivata al Conbs, dei guasti prodotti da norme drastiche e grossolane che trattano i docenti inidonei all’insegnamento come numeri, senza alcun riguardo per lo stato di salute e per la preparazione professionale acquisita in una vita da un lavoratore ormai anziano. Con la L.111/2011 il MIUR aveva mobilitato nel ruolo ATA (e dequalificato, “sradicandoli” dalle loro competenze…) circa 600 docenti, consenzienti per timore del peggio, che si trovano ora in condizioni simili a quelle della “sfortunata” collega. 
Con la L. 128 si predispone un nuovo transito (sempre “volontario”) di circa altri 200 “richiedenti”, buona parte dei quali lamentano di aver praticato in realtà una autentica scelta al buio, accettata per non affrontare il trauma della mobilità in altri enti (che non è stato possibile conoscere prima e quindi valutare) oppure per problemi logistici (determinanti quando ci siano di mezzo età e salute). Tra questi “mobilitati-Ata volontari” c’erano persone utilizzate esclusivamente in biblioteca, quindi senza alcuna esperienza di attività in segreteria. Il Conbs ha girato la testimonianza alle Parlamentari che hanno seguito l’iter legislativo della mobilità. Una di queste, sconsolata, suggerisce di avviare istanza per tentare la dispensa. Fosse tutto così semplice. 
La dispensa, stando alle normative più recenti, è ormai ristretta ai soli casi di chi “non è assolutamente in grado di lavorare”. Inoltre fra i docenti inidonei ci sono persone relativamente giovani – eppure con gravi handicap – a cui la dispensa lascerebbe una pensione da fame. Il legislatore avrebbe dovuto prevedere questi casi, o almeno avrebbe dovuto “ascoltare” chi li conosce bene per farne parte e perché raccoglie quotidianamente testimonianze e valuta quindi problemi e possibili rimedi, senza per questo chiedere la luna. 
Il nostro coordinamento richiama a questo punto l’attenzione su quella che riteniamo essere già ora una “piccola” emergenza (piccola per il numero di coinvolti: “poche” migliaia di insegnanti) ma che senza interventi immediati emergerà lacerante e dannosa. Non si può lasciare la categoria insegnante, abbandonata a se stessa e “punita” per il suo lavoro, da tutti riconosciuto come un pilastro della società futura ma visibilmente esposto a diffuse malattie da stress

 

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