Vorrei ringraziare il governo che sta decretando la fine del mio matrimonio e il naufragare dell’idea felice di famiglia che avevo più volte fantasticato. Saró “deportata”anch’io come molti colleghi, con al seguito un bimbo di otto mesi, con zero soldi in tasca, con la certezza di essere additata da colleghi e genitori come quella che ha superato un concorso senza avere alcuna esperienza.. Si perchè io probabilmente partirò e accetteró il ruolo in qualsiasi posto d’ Italia, solo perchè non ho alternative, solo perchè dopo decine di lavori di ogni genere (in nero per la maggior parte) sono ancora disoccupata e con il solo stipendio di mio marito non arriviamo mai alla fine del mese…
Lo faró forse per mio figlio, con la speranza di lasciare un sud disperato per una cittá del nord che offra delle opportunità soprattutto a lui. Non so se mai mio marito vorrà o potrà raggiungerci, in fondo un minimo di lavoro ce l’ha e potrà così aiutarci con le spese…
I nonni purtroppo sono costretti ancora a lavorare altrimenti ci avrebbero seguito in lungo e largo.. Stiamo trascorrendo un’estate fatta di angoscia e di tensione. Come si puó insegnare con questo stato d’animo? È inevitabile scaricare tutta la propria frustrazione sugli alunni e peggio ancora sui propri familiari.. Non ci sono insegnanti di seria A o serie B, Gae o non gae, giovani o anziani, con o senza esperienza. Siamo tutti vittima di un sistema che non ci rende liberi bensì schiavi.