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Lettera di una professoressa che aspirava a diventare Dirigente Scolastico

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Quasi finito di scrivere la prima domanda. 20 minuti… Puf

In un attimo è sparito tutto quello che era stato scritto… Svanite tutte le parole e con loro il sogno di diventare Dirigente Scolastico.

Una gara contro il tempo…scrivere, pensare, pensare, scrivere… velocemente… recuperare il tempo perduto.

Mantenere la calma… non farsi prendere dall’ansia.

Far mettere a verbale quanto è successo.

Non è bastato.

La Commissione ha giudicato il compito insufficiente.. per pochi punti.

Il ricorso. Si apre una nuova possibilità.

Niente! Il TAR si è già pronunciato per l’annullamento del concorso.

Adesso tutto è in mano al Consiglio di Stato.

Si ventila già la possibilità di una sospensiva.

Si prevede l’immissione in ruolo dei Dirigenti a settembre.

E coloro ai quali l’udienza è stata rinviata al 2020?

E coloro ai quali è stato sentenziato che c’è stata una sopravvenuta carenza di interesse?

Per loro come andrà a finire?

Ci sarà una giustizia?

Queste e molte altre sono le domande a cui non si riesce a trovare risposta:

Perché nessuno dice che c’è stato un effettivo vantaggio per i candidati della Sardegna e gli ammessi con riserva, in quanto i quadri di riferimento e le “Fonti bibliografiche e sitografiche per la prova in lingua” per la prova del 13/12/2018 erano identici a quelli pubblicati per il 18/10/2018; due mesi di tempo, 20 punti su 100 che danno come risultato 60% dei promossi in Sardegna, la percentuale più alta in Italia, addirittura il doppio che in molte altre regioni… Possibile possa trattarsi soltanto di un caso?

E dei cinque candidati, che già sapevano di non essere stati ammessi all’orale, ma sono stati ripescati in extremis grazie a una rivalutazione della Commissione 30 (verbale del 7 marzo 2019), “anche in considerazione del punteggio positivo ottenuto nella prova scritta”, cosa dovremmo dire?

Per quale motivo un software che dovrebbe selezionare i futuri DS non ha una funzione di salvataggio automatico? I responsabili di MIUR e CINECA insistono a dire che non c’è stato alcun malfunzionamento, alcuna difficoltà, alcun inciampo: ciò è platealmente smentito dall’enorme numero di ricorsi che questo (come il concorso docenti) ha portato con sé. Come si spiega allora ciò che è successo in un’aula informatica, la mattina del 18.10.2018, dove anche un’altra candidata ha avuto lo stesso problema tecnico?

Perché i referenti d’aula, interpellati per recuperare quanto già scritto, non sono riusciti a farlo? Avrebbero dovuto rivolgersi a qualcun altro? Non è possibile risalire al bug informatico?

I test di ammissione alle facoltà universitarie vengono monitorati in tempo reale… perché questa procedura non è stata utilizzata anche per il concorso a Dirigenti Scolastici?

Se è vero che il sistema informatico, dovrebbe, secondo il Codice dell’amministrazione digitale (d.lgs. 82/2005), “facilitare l’esercizio dei diritti politici e civili e migliorare la qualità dei propri atti”; e realizzare “gli obiettivi di efficienza, efficacia, economicità, imparzialità, trasparenza, semplificazione e partecipazione nel rispetto dei principi di uguaglianza e di non discriminazione, nonché per l’effettivo riconoscimento dei diritti dei cittadini…” perché diventa invece motivo di esclusione, disuguaglianza e discriminazione?

E se i nostri studenti ci chiedessero: “Prof, ma in Italia esiste ancora la giustizia?”, cosa dovremmo rispondere?

 

Lettera firmata