Home I lettori ci scrivono Rompere gli schemi per avere una buona scuola: lettera ad un prof

Rompere gli schemi per avere una buona scuola: lettera ad un prof

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Da sempre tratto con estrema riservatezza le relazioni o lettere scritte dei miei allievi, chiedo sempre che siano anonime, non certamente per difendere quella privacy che una volta tanto meriterebbe di non essere celata, ma per farli sentire sereni nell’anonimato, non condizionati, per esprimere tutto ciò che avrebbero voluto dire e che non hanno osato o potuto riferire nel corso delle lezioni dell’anno scolastico. Tuttavia, spesso, molti alunni decidono di firmarsi ugualmente perché ci tengono a dare paternità ai loro pensieri.

Scandagliando la messaggistica della mia posta elettronica, intento nel fare pulizia del superfluo, ri-scopro che nel giugno del 2016, una’allieva, Valentina, di una classe quarta di un liceo di Scienze applicate di una scuola di Milano, decise, spontaneamente, di recapitarmi nella mia casella di posta elettronica una E-Mail, senza aspettare di scrivere a penna quella “relazione” dal titolo “Caro professore le scrivo per dirle che…” di fine anno, per tracciare il bilancio di una esperienza scolastica, alla pari di quelle che possibilmente, in un loro futuro, saranno chiamati a scrivere per influenzare una decisione, facendo prevalere la componente espositiva-informativa.

Quella di Valentina, come lei stessa dichiara, tuttavia, non è una relazione e viene condivisa a distanza di tempo perché nelle sue parole si leggono, sempre attuali, pur non generalizzando, quei momenti di criticità che molti alunni vivono e che spesso sottacciono una volta varcata la soglia della porta d’istituto, trascinando dentro l’aula una fragilità figlia di una società ancor più fragile, sregolata e sempre più informe. Alunni che urlano e schiamazzano sempre più, che alzano il tono della voce, ma per dire alle nostre coscienze, non mancano eccezioni, semplicemente: Aiuto!

Un aiuto che spesso non arriva, in un sistema scolastico le cui coordinate di “premialità” sono mutate e annebbiate da ogni cambio di governo e di ministro; un sistema, quello scolastico, fortemente disorientato dal cosa “pretendere” da ogni alunno, con il quale ultimo il rapporto di fiducia si crede di poterlo realizzare con la facile promozione, spesso non più frutto del merito, ma di un dictat legislativo, incurante del vero grido di Aiuto!

Una volta tanto, andando ben oltre gli apprezzamenti di questa ragazza, (oggi studentessa universitaria), l’auspicio è quello che famiglie e scuola possano ri-leggere i sentimenti di molti giovani con una rinnovata coscientizzazione, (una coscienza riflessa) come direbbe Paulo Freire.

Ci sono giornate in cui si pensa di entrare in aula per fare lezione ed invece la riceviamo; le parole dentro un’aula, come nella vita, lo sappiamo, sono come un boomerang e spesso generano disistima e calo motivazionale nei nostri alunni, sopratutto  quando si banalizzano i loro interventi, mai banali, perché in fondo dobbiamo sempre leggerli e ascoltarli con il linguaggio verbale e non verbale del tempo che stanno vivendo, senza mai comprimerli nel nome dell’irrinunciabile e categorica ora o due di lezione.

Restituire quella rinnovata fiducia e carica motivazionale, grazie, in alcuni momenti, a parole e gesti altri, se pur svestiti o alleggeriti dall’abito cattedratico,  ma senza smarrire l’autorevolezza, per consentire alla classe tutta di “assorbirli”, fornendo l’assist  per un rinnovato stimolo, è la vera sfida all’apprendere!

 

E-Mail del 9 giugno 2016 ore 12.57

Buongiorno prof. Augello

Volevo premettere che ciò che scriverò non sarà esattamente una relazione sull’anno scolastico, ma più che altro una serie di commenti che volevo condividere con lei.

 Innanzitutto la prima cosa che mi ha colpito di lei,  è stato il modo in cui passava il pennarello per scrivere alla lavagna ai miei compagni. Era esattamente lo stesso modo in cui noi ci passiamo le cose! Era come se lei fosse volontariamente sceso al nostro livello per farci sentire più accolti, più a nostro agio. Le sue lezioni sono sempre state molto divertenti e tranquille, mi piaceva il fatto di non averla mai sentita urlare, il fatto che lei spiegasse per le persone che erano  interessate ad ascoltarla e non esigeva il profondo silenzio.  Per quanto mi riguarda durante quest’anno ho imparato diverse cose, oltre a nuove parole del vocabolario italiano, dell’esistenza delle quali ero assolutamente ignara, ho imparato cos’é una base dati, come si normalizza, la tipologia e topologia delle reti, come affrontare un esame di stato e diverse altre informazioni. Ma la cosa più importante che ho imparato,  che non tutti i professori seguono gli schemi prefissati dal sistema e se si ha la fortuna di incontrarne uno che non è  strettamente legato e intrappolato in essi, l’esperienza scolastica cambia notevolmente. Ci  è stato detto che noi siamo una “sfida”, la classe peggiore, Ci è  stato detto che non raggiungeremo mai i nostri obiettivi, che non abbiamo dignità e rispetto. Ecco, ci tenevo a dirle che se altri hanno accettato la sfida, lei l’ha vinta! Lei non ha solo elencato le cose negative che ci sono in noi, ma ha cercato quelle positive e spero le abbia trovate. Per quanto poco possa  valere, volevo farle i miei complimenti. Lei sarà una di quelle persone che non vorrei dimenticare uscita da questa scuola. Ci tenevo a ringraziarla  perché mi ha fatto trascorrere questo anno in tranquillità e in allegria, perché nonostante tutto ha cercato di trovare del buono in questi studenti così tanto criticati, perché in gita non  è stato il nostro “professore”, ma un nostro amico.    

Spero che continui ad insegnare e ad infondere le stesse sensazioni a studenti che magari, come noi, avevano un po’ perso la voglia di studiare.

Mi scuso se non  è stata esattamente la relazione che avrebbe voluto, ma, per quel poco che vale ci tenevo a farle sapere ciò che penso.

Con i miei più cordiali saluti”.

 

Francesco Augello