I lettori ci scrivono

Lettera di una studentessa sulla didattica a distanza

Da circa quaranta giorni, la mia vita spensierata di ragazza di dodici anni è cambiata drasticamente a causa della pandemia da coronavirus.

Mi sono ritrovata, all’improvviso, da un giorno all’altro, a non poter fare ciò che mi piaceva e che vivevo come una cosa scontata: poter andare a scuola la mattina, poter praticare sport, poter uscire liberamente per mangiare un gelato.

Tutto è stato in un attimo trasformato da un virus, che ci ha costretti a cambiare il nostro modo di vivere e a farlo con senso di responsabilità.

Anche la Scuola ha dovuto subito pensare a come svolgere le lezioni senza abbandonare gli alunni.

Così le scuole  si sono  organizzate per continuare a svolgere la didattica, ma a distanza: c’è chi ha preferito andare avanti con il programma scolastico attraverso le videolezioni e le videoconferenze in modo tale da garantire un continuo confronto con i Professori e le Professoresse; e  c’è chi, invece, (come la nostra scuola) ha preferito utilizzare piattaforme come Axios ed Edmodo, su cui caricare contenuti didattici e compiti per semplificare lo studio a distanza.

La didattica a distanza sta ricevendo sia critiche che riconoscimenti.

A me piace molto studiare, leggere, approfondire, e a casa tutto questo potrei farlo meglio, visto il tempo a disposizione, invece non riesco a concentrarmi perché questo stare sola a svolgere l’attività didattica mi blocca.

Vorrei tornare ad imparare a scuola.

Vorrei di nuovo svegliarmi presto la mattina, vorrei essere accompagnata da mio padre (come tutte le mattine) passando per il forno a comprare la merenda, vorrei arrivare a scuola e incrociare tutti gli sguardi dei miei amici nel cortile della scuola, vorrei dire tanti “Buongiorno” entrando a scuola con il suono della campanella: quel suono che scandisce la nostra giornata, a volte annunciando l’avvicinarsi di una verifica, una delle tante prove della nostra vita.

Vorrei sedermi, prendere i libri e i quaderni  dallo zaino e iniziare una lezione normale. Non ho mai fatto caso a tante piccole cose e piccoli gesti in classe, ma ora comincio a notarle tutte, quelle piccole cose, ed è così, lo ammetto che mi manca anche prendere il libro ed un evidenziatore  e sottolineare, con divertimento, quel susseguirsi di paragrafi di scienze, storia dell’arte, geografia. Ma della didattica in presenza ciò che a me manca tantissimo è confrontarmi con i miei compagni di classe, fare lavori di gruppo, uscite didattiche …

Mi manca tutto della Scuola in presenza, anche le spiegazioni delle professoresse, che mi suscitavano sempre interesse verso ogni singolo argomento.

Mi manca fare le verifiche scritte, ripassare e ripassare nei giorni precedenti la verifica. E come dimenticarsi poi dell’ansia che si ha durante l’interrogazione!

Mi mancano le battute in classe dei miei compagni durante la ricreazione e mi manca salutare le mie amiche (delle altre classi) nei corridoi di scuola.

Mi manca molto la scuola in presenza, perché la didattica a distanza non mi fa proprio impazzire, sento quel bisogno costante di essere lì a scuola: a studiare e a divertirmi (nei momenti opportuni) con i miei amici. Eh già, perché nonostante il grande impegno di tutti i Professori e le Professoresse, le alunne e gli alunni, i genitori che ci accompagnano in questo nuovo modo di fare scuola, insomma nonostante l’impegno di noi tutti ad andare avanti, è difficile spiegare cosa significhi per me, per noi ragazze e ragazzi adolescenti, perdere quel contatto quotidiano con gli altri, con il gruppo, con le nostre figure di riferimento. Mi manca la relazione con gli altri e non è certamente uno schermo del pc, il video del cellulare, una videolezione a poter sostituire tutto questo. Sono consapevole però che in questo momento  dobbiamo solo stare a casa, mettere in atto le giuste precauzioni per la salute nostra e di tutti, in modo tale che tutto passi il prima possibile e  in modo da ritornare alla nostra quotidianità: andare a scuola, andare a praticare il nostro sport preferito, andare all’oratorio… in poche parole Vivere con gli altri!

Sara Ferraiuolo

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