Lettera indignata di una docente mortificata

Che dire, dovremmo essere contenti, siamo stati tutti immessi in ruolo,  dopo anni ed anni di precariato  fuori regione, per quanto mi riguarda.

Eppure il mio ruolo non ha visto una firma, non ha visto una foto, non ha visto la scelta di una sede e neppure vedrà  l’anno di prova a quanto pare. 

Eppure non l’ho sognato così per tanti anni, mentre viaggiavo per centinaia di km lungo strade di montagna e autostrade interrotte, con il sole e con la neve, mentre i miei figli  di pochi mesi stavano con nonni o in asili anche malati, eppure pensavo che la mia scelta di rimanere in una provincia confinante con la mia ma comunque lontana, mi avrebbe premiato prima o poi, invece no!

Il mio premio è stato il ruolo in fase b a centinaia di km da casa su una classe di concorso in cui non ho mai insegnato con pochissimi punti.

Mi chiedo a questo punto a cosa sono valsi i sacrifici di tanti anni coltivando, amando e approfondendo le mie amate materie, raccogliendo punti in graduatoria a prezzi anche altissimi, se poi bastavano una trentina di punti in confronto ai miei quasi 180 per ottenere l’immissione? 

Ma io non volevo un ruolo qualsiasi,  io non sono stata a casa a crescere i figli in attesa della manna dal cielo, non mi sono riposata o fatta mantenere da altri in attesa del regalo della Buona Scuola, eppure il mio servizio prestato alla Pubblica Amministrazione Italiana non è stato premiato, anzi gli ultimi sono stati premiati. A questo punto mi viene da ringraziare tutti coloro che hanno ideato questo diabolico piano di assunzioni, che ancora una volta è riuscito a dividere la classe docente e a rendere ancora più precario il ‘posto fisso’. 

Grazie a tutti  voi della lezione che questo volta voi avete dato a me: il merito non paga.

I lettori ci scrivono

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