Esplode il dibattito sullo studio della letteratura a scuola. Tutto è nato da X, nuovo nome di Twitter, dove alcuni utenti hanno deciso di esprimere delle opinioni “fuori dal coro” su dei libri. Uno di essi, in particolare, ha scritto di non amare particolarmente “I Promessi Sposi”, il celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni, uno dei pilastri della letteratura italiana.
“Bisognerebbe smettere di studiare così ossessivamente ‘I promessi sposi’, che è sopravvalutato. Nella letteratura globale dell’Ottocento c’è molto di meglio (Dickens, Zola, Ibsen, Hugo, Twain, Coleridge e mille altri) e Manzoni è uno dei tanti e dei meno notevoli”, ha scritto l’utente.
Un altro si trova in disaccordo: “Manzoni è uno dei padri della lingua e, oggettivamente, i Promessi Sposi sono di facile lettura e comprensione. Pensare di poter comprendere davvero Twain e Coleridge (in traduzione, poi) a 14 anni mi sembra un po’ utopistico”.
Ecco come ha risposto il primo utente parlando ancora del poco peso in Europa che a suo dire ha Manzoni: “Ho suggerito di studiare Manzoni con il giusto peso, contando che nel panorama letterario occidentale dell’Ottocento conta relativamente poco. Manzoni è un fenomeno italiano, oggetto di hype locale. Dickens è letto, tradotto, adattato su film e tv in tutto il mondo, Manzoni solo qui. L’Ottocento ha molto di più da offrire. Di norma viene letto per intero e analizzato capitolo per capitolo. Troppo. Anche perché non si legge niente altro di prosa italiana di quel secolo. E c’è un sacco di roba che meriterebbe”.
“Di sicuro la scuola fa di tutto per far odiare la lettura. Dalle schede libro ai questionari, impongono il dovere e azzerano il piacere. Altrove non è così”, ha aggiunto l’utente.
C’è chi crede che sia giusto dare grande spazio in classe a Manzoni per la spinta che ha dato all’uniformità linguistica nel nostro Paese. Chi crede che effettivamente soffermarsi troppo su questo autore sia quasi provinciale e non restituisca a pieno la bellezza e la complessità della letteratura ottocentesca. Ecco altri pensieri sul tema:
“Non so, a me sul dibattito sui Promessi Sposi sembra che sfugga un elemento piuttosto importante: quel signore è, fondamentalmente, il motivo per cui in Italia, in ritardo di quasi un secolo, il genere del romanzo è arrivato. Non solo dal punto di vista linguistico”.
“Mi pare evidente che questi giudizi netti siano frutto del pregiudizio adolescenziale mai risanato”.
“Ma tutti questi citati che dicono che i promessi sposi sono meglio della divina commedia ma voi chiaramente non avete contezza di quello che dite a livello linguistico di patrimonio culturale ma poi dello studio che c’è dietro la divina commedia dietro ogni parola vabbé follia”.
Qualche mese fa la scrittrice Susanna Tamaro è intervenuta sulla questione dell’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole, affermando: “Cambierei completamente l’insegnamento della letteratura italiana a scuola, quella è una cosa vergognosa. Basta con Verga, non ne possiamo più”.
“Come si fa a fare appassionare i ragazzi alla lettura con Verga? Ai ragazzi bisogna far leggere cose che fanno loro eco dentro. Cose moderne, contemporanee o no ma che sono adatte per i ragazzi. Non si può far leggere Verga, lo odiavo già io alle medie. Basta”, questo l’appello della scrittrice di Va’ dove ti porta il cuore, che, scherzando ha proposto di essere lei l’oggetto di lezioni di letteratura, sostituendo i grandi classici.
E ha concluso: “La scuola ti disgusta alla letteratura, la odi ferocemente, odi fare Dante, cose difficilissime che già alla mia età erano incomprensibili. Io ho odiato leggere da bambina, capisco perfettamente. Negli anni Sessanta c’erano libri noiosissimi”.
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