E’ tempo di vacanze per gli studenti (quelli non impegnati con la maturità), ed è già partita la caccia ai libri da leggere durante l’estate.
I prof hanno dato le loro indicazioni di lettura, ma certamente i ragazzi più appassionati potranno allargare il ventaglio delle scelte.
Intanto, come riporta Repubblica.it, “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman, ha venduto 1.709 copie solo nella prima settimana senza scuola. Da decenni, Italo Calvino fa la parte del leone, con i suoi tre romanzi più “scolastici”: Il sentiero dei nidi di ragno, che sfiora le 1.400 copie vendute in una settimana; Il barone rampante e Il cavaliere inesistente, entrambi intorno alle mille.
Tuttavia, i docenti sembrano essere orientati per lo più ai classici del secondo Novecento, come Calvino, appunto, Pimo Levi, George Orwel e così via, cioè autori di spessore indiscusso, ma non più viventi, fatta eccezione l’Ammaniti di Io non ho paura e Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda,
Nel suggerimento di Paolo di Paolo su Repubblica.it, sembra appunto esserci questo aspetto: senza nulla togliere a Calvino o Levi, perché non osare di più nel consigliare agli studenti libri diversi dal solito? Qualcosa di più contemporaneo e fresco?
A Italia appena unita, scrive ancora Di Paolo, i ministri raccomandavano ai professori – oltre a un astratto “riguardo didattico ed anche politico ” – che i libri prescritti fossero inappuntabili sul piano “intellettuale e morale”. La bellezza, la verità, la bontà: l’imperativo dell’istruzione cattolica si travasa nei princìpi civili, laici e patriottici della nazione. Siamo ancora in quei dintorni? Non esageriamo.
Quindi, cari prof, osate. Osate raccomandare una lettura estiva per gli studenti diversa dai classici, non perché necessariamente superati, ma semplicemente per il fatto che potrebbero essere più vicini a loro come epoca e mentalità, e di conseguenza sarebbero maggiormente invogliati, abbandonando lo schema del “libro delle vacanze”.
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