La più diffusa modalità di realizzazione della lezione frontale, quella per così dire classica o accademica è sommariamente definibile come una conferenza.
Non è però solo nella scuola che la lezione classica o “frontale”, come spesso è chiamata, viene attuata. La lezione frontale, ad esempio, trova un ambiente fertile nei seminari aziendali. Si tratta in pratica di comunicazioni “ad una via”, le cui caratteristiche fondamentali sono:
La lezione frontale è intesa come la componente fondamentale della didattica tradizionale, in cui l’insegnante è in un certo senso “solo” di fronte alla classe e la trasmissione del contenuto didattico è tutta affidata alle sue conoscenze e alla sua capacità di farsi comprendere e di suscitare interesse.
Nelle nostre scuole la maggior preoccupazione didattica di molti docenti è il completamento del programma, minore enfasi viene invece posta su quanto sia significativo e stabile nella memoria ciò che gli studenti apprendono.
Nella lezione frontale tradizionale il docente fornisce informazioni e lo studente concentra il proprio sforzo soprattutto nel seguire la spiegazione e nel prendere appunti.
Molte ricerche smentiscono che la lezione frontale sia un modo efficiente di trasmettere informazioni in modo accurato. Secondo un documento CONFAO (Consorzio Nazionale per la Formazione, l’Aggiornamento e l’Orientamento) di circa 5000 parole ascoltate in 50 minuti di lezione, gli studenti ne appuntano circa 500 e in media trascrivono circa il 90% delle informazioni scritte dal docente sulla lavagna.
La lezione tradizionale favorisce di più gli studenti maggiormente dotati. Anche gli studenti più dotati, però, hanno difficoltà a sostenere l’attenzione e l’interesse vivi per una intera ora o più.
Dopo circa 10 minuti, l’attenzione comincia a calare. Studi ci dicono che immediatamente dopo una lezione (di 50 minuti), gli studenti ricordano circa il 70% di quanto presentato nei primi 10 minuti, e il 20% del contenuto presentato negli ultimi 10 minuti.
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