“Siamo davvero curiosi di sapere sulla vicenda che ha coinvolto una classe di un liceo di Genova che durante un Pcto ha avuto la possibilità di seguire una lezione su come si usa lo sfollagente su un manifestante o ha potuto ascoltare battute grottesche o peggio ancora sessiste, quale sia la missione educativa di tale iniziativa e di tali gesti”.
“Credo che i ministri dell’Interno e dell’Istruzione ci dovranno dare delle spiegazioni in Parlamento, oltre naturalmente il Capo della Polizia e l’Ufficio Scolastico Regionale della Liguria che dovranno capire e farci sapere perché una cosa simile sia potuta accadere”.
Lo afferma Nicola Fratoianni sulla vicenda della lezione di manganello, su cui Avs presenterà un’interrogazione in Parlamento, denunciata dalla Flc Cgil, da alcuni studenti e famiglie e apparsa su alcuni organi di informazione.
“Fra tutte le cose che i ragazzi e le ragazze del nostro Paese dovrebbero imparare – prosegue il leader di SI – non credo proprio che ci debba essere l’uso del manganello condito da battutacce da greve avanspettacolo o da caserma del secolo scorso”.
“La scuola deve formare cittadini consapevoli, educare al dialogo e alla pace, oltre – conclude Fratoianni – che alla convivenza civile. È forse chiedere troppo?”
“Ha fatto giustamente scalpore la vicenda che ha visto coinvolta il 28 ottobre una scolaresca di Genova in un’attività di alternanza scuola lavoro in cui la polizia insegnava ai ragazzi l’uso del manganello. La vicenda – riporta l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole – è venuta alla luce perché in quella situazione qualcuno si è reso conto che quello che stava accadendo non era affatto normale e ha deciso di filmare la scena; così è stato possibile gettare luce su ciò che da tempo l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia: la presenza invasiva e in aumento esponenziale dei militari e delle forze dell’ordine nelle nostre scuole, una presenza che niente ha di educativo ed anzi è in pieno contrasto con quell’educazione alla pace che tante scuole inseriscono nei propri piani dell’offerta educativa. Ci sarà un dirigente scolastico che si assumerà la responsabilità di aver permesso uno scempio educativo di tale portata? Ci sarà qualche genitore che protesterà? Qualche docente che prenderà coscienza e comincerà insieme a noi ad opporsi alla costante militarizzazione delle nostre scuole? Si tratta di attività pensate e finanziate che puntano a inculcare nelle giovani generazioni quei “valori” che hanno ribadito anche le recenti linee guida sull’educazione civica del ministro Valditara. La scuola è il campo privilegiato ditali interventi, e ci aspettiamo che per il prossimo 4 novembre molte scolaresche saranno coinvolte nelle celebrazioni della giornata delle forze militari”.
“D’altra parte da quest’anno esiste una nuova legge, approvata il 1° marzo 2024, che dichiara il 4 novembre “Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate”, una legge tutta incentrata sul ruolo che dovranno svolgere le scuole: “Le istituzioni nazionali, regionali e locali e gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nel rispetto dell’ autonomia scolastica, possono promuovere e organizzare cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche, mostre fotografiche e testimonianze sui temi dell’Unità nazionale, della difesa della Patria, nonché sul ruolo delle Forze armate nell’ordinamento della Repubblica, anche con riferimento alle specificità storiche e territoriali”[art.2, comma 1, l. 1° marzo 2024, n. 27]. Tali celebrazioni rappresentano un ulteriore avanzamento rispetto al processo di “normalizzazione della guerra” e di marginalizzazione della cultura della pace, l’ennesima narrazione retorica, militarista, falsa e mistificata, che tace sulla violenza, sulle distruzioni, sul sangue, sulle morti di quella guerra e di tutte le guerre, ne occulta gli orrori ei genocidi, presenta gli eserciti come forze umanitarie, lo scontro bellico come inevitabile, le spese militari come necessarie per la sicurezza e la difesa, l’arruolamento dei giovani come tributo all’amor di patria. Si prospetta, dunque, un 4 novembre all’insegna del nazionalismo, veicolato nelle scuole attraverso la retorica del compimento dell’unità nazionale, e del militarismo, quale occasione per esaltare il passato bellicista, e con esso il presente, proprio nel momento in cui lo spettro di una guerra totale appare all’orizzonte”.
“Il 4 novembre è un giorno di lutto, da dedicare alla memoria e alla riflessione, ma è anche il momento dell’indignazione sia per i dieci milioni di morti della Prima guerra mondiale sia per le vittime di tutte le guerre. Per queste ragioni come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università invitiamogli studenti e le studentesse, le famiglie, il personale scolastico docente a promuovere iniziative per contestare l’imperante narrazione bellicista e condannare l’esaltazione acritica delle idee di patria, difesa e sicurezza sempre più dilaganti, sempre più preoccupanti”.
“Non contento di aver portato i manganelli fuori dalle scuole per raddrizzare gli studenti riottosi ad accettare il modello di scuola fondato sulla repressione e su investimenti zero, questo governo adesso fa il salto di qualità e porta i manganelli direttamente nelle mani degli studenti. È infatti su tutti i giornali la notizia della scolaresca di un liceo di Genova che lo scorso 29 ottobre sarebbe stata portata all’Expo Training 2024 di Milano dove sarebbe stata edotta sull’uso «gratificante» del taser e su come manganellare in maniera corretta. Insomma una gita nel solco dell’alternanza scuola-manganello. Un fatto che sarebbe rimasto ignoto ai più, se qualcuno non avesse iniziato a filmare chiedendosi se non si fosse in presenza di una istigazione alla violenza.
È la stessa domanda che porremmo a Giuseppe Valditara con una interrogazione parlamentare. Ci dica, caro ministro: qual è il suo progetto? Trasformare i manganellati di oggi nei manganellatori di domani? Forse ai suoi occhi saremo inguaribili romantici, ma pensiamo ancora che le vere armi al servizio degli studenti e della comunità scolastica siano i libri, sia la conoscenza, sia il sapere. I veri strumenti capaci di ribellarsi ai manganelli della repressione e del pensiero unico che questo governo vorrebbe a riservare ai nostri ragazzi”.
Così i deputati M5S Anna Laura Orrico e Roberto Traversi.
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