Sarebbero nella sola Italia circa 100 mila gli adolescenti con un forte disagio sociale, i cosiddetti “Hikikomori”, che non riescono a confrontarsi con gli altri e costringendosi a vivere nelle loro stanzette ma quasi sempre connessi al web.
Il termine, che deriva dal giapponese, si traduce con “stare in disparte”, ed è proprio questo quello che fanno – il più delle volte a sorpresa – questi ragazzi, la maggior parte dei quali sono brillanti, sensibili, talentuosi. In Giappone, da dove arriva il disagio, a vivere ritirati sono ormai anche gli uomini di 50-60 anni con conseguenze ancora più pesanti. L’isolamento, infatti, che non si risolve quasi mai spontaneamente, può durare alcuni mesi o diversi anni.
Da quanto però si apprende, a partire dal prossimo anno scolastico questi ragazzi con bisogni particolari, avranno la possibilità di ricevere un’istruzione domiciliare senza passare per l’ospedalizzazione.
Lo ha annunciato la ‘Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione’ del Miur, nel corso del seminario “Hikikomori: il ritiro sociale degli adolescenti e la scuola come risorsa” che si è tenuto giovedì al liceo scientifico Manfredi Azzarita di Roma.
L’incontro è stato organizzato proprio dalla Associazione Onlus Hikikomori Italia: “Le novità sono contenute in una circolare che uscirà a breve”, ha spiegato ma senza aggiungere ulteriori dettagli. Ha però sottolineato come la flessibilità sia fondamentale per andare incontro a ragazzi con difficoltà particolari. E tra questi ci sono coloro che decidono di tagliare i ponti col mondo e di rinchiudersi – a lungo – nella loro stanza.
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