Il ministero dell’Istruzione continua ad inviare messaggi di chiarimento sulla didattica distanza e sul fatto che si tratta di una opportunità che viene concessa, a settembre, solo alle scuole superiori. Mentre dalle media in giù si attuerebbe solo in caso di un secondo lockdown. Come già abbiamo avuto modo di scrivere, nell’ultima bozza delle Linee guida per la Didattica Digitale Integrata prevede che qualora dovesse tornare un periodo di forzata permanenza a caso, dovuto di nuovo al Covid-19 o ad altri virus, i docenti dovranno organizzarsi per fornire delle lezioni a distanza per un minimo di ore che va dalle 2 alle 4 al giorno, a seconda dei cicli scolastici.
A ribadire il concetto è stata, l’ultimo giorno di luglio, anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina: ospite di Uno Mattina, in merito alla possibilità di svolgere lezioni a distanza anche quando gli alunni torneranno in classe, la titolare del MI ha detto che “a settembre dobbiamo tornare tutti a scuola in presenza. La didattica digitale è stata pensata per le scuole superiori e si può prevedere anche per un giorno a settimana, ma è un esempio e comunque sarebbe solo per ragazzi dai 14 anni in su”.
In ogni caso, sempre le linee guida ministeriali prevedono che nel caso di lezioni complementari a distanza, nella scuola secondaria di secondo grado, chi segue a distanza dovrà fare lo stesso orario della classe, quindi degli studenti rimasti a scuola.
Un’attenzione particolare sarà riservata alle studentesse e agli studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali. Nel caso in cui, nelle scuole di secondo grado, sia attivata la Ddi come metodologia complementare, per le alunne e gli alunni con disabilità andrà privilegiata la didattica in presenza con il loro docente di sostegno.
Infine, il Piano scolastico per la didattica digitale integrata dovrà essere allegato al Piano triennale per l’offerta formativa di ciascuna scuola. Sarà fornita apposita comunicazione alle famiglie, alle studentesse e agli studenti sui suoi contenuti in modo che tutte le componenti della comunità scolastica siano coinvolte.
La decisione di imporre la DaD, ora chiamata “didattica digitale integrata”, non sembra piacere ai sindacati.
Secondo la segretaria generale Cisl Scuola, Maddalena Gissi, “nella didattica digitale integrata ci sono elementi di lavoro da remoto che vanno regolamentati contrattualmente. Inoltre vengono individuate responsabilità al livello delle singole scuole e non c’è né un orientamento né un coordinamento unico”.
“Sulla didattica a distanza, che di fatto non è regolamentata, abbiamo bisogno – ha continuato la sindacalista – che il ministero ne discuta con la scuola in Parlamento e con le organizzazioni sindacali. Il fai-da-te e il continuo voler apparire come eccellenti per poi lasciare tutto nelle mani di chi dovrà ripartire a scuola è una irresponsabilità istituzionale”.
Infine, Gissi ha tenuto a precisare che “con il lockdown i dirigenti scolastici devono avere una copertura e l’attività curriculare non può essere differenziata da scuola a scuola: devono esserci quei riferimenti minimi disciplinari e didattici”.
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