Cominciano ad emergere i motivi che obbligheranno tornare in classe per una settimana nel mese di luglio 1.200 studenti e i loro docenti di una scuola di Niscemi.
La decisione è scaturita dal ricorso presentato da due insegnanti dello stesso istituto Da Vinci della cittadina siciliana, contro la volontà del presidedi ridurre di 20 minuti ogni ora di lezione per alleviare i disagi causati dal mancato funzionamento dell’impianto di riscaldamento dell’edificio scolastico negli scorsi mesi di dicembre, gennaio e febbraio.
Uno dei due prof che ha fatto ricorso è il professor Vincenzo Traina: insegna matematica al liceo classico, svolge la funzione di Rsu ed è stato eletto come indipendente nella lista della Flc-Cgil.
Il 25 giugno – come riportato dalla Tecnica della Scuola – è stato raggiunto dall’Ansa. Secondo l’insegnante, il dirigente scolastico avrebbe commesso delle irregolarità nel cercare di lenire i danni per le basse temperature in aula.
“Io e il collega Gaetano Giarracca – dice Traina- abbiamo impugnato la immediata esecutività (mai votata) di una delibera del consiglio d’istituto, nella quale tra l’altro si faceva riferimento alla riduzione di 20 minuti dell’ora di lezione, in contrasto con i 10 minuti concessi da una circolare ministeriale per situazioni d’emergenza, e chiesto l’intervento degli ispettori scolastici per la complessa vicenda dell’impianto di riscaldamento”.
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“Per questo – continua il prof – abbiamo chiesto di verificare se esisteva un danno erariale per la scuola, nel qual caso dovrebbe pagare chi ha sbagliato”.
Intanto, però, la Rsu della Flc-Cgil aveva già fatto i suoi calcoli. “Da un mio calcolo approssimativo – dice Traina -, i 120 docenti dell’istituto di istruzione superiore Leonardo Da Vinci di Niscemi dovrebbero restituire alla scuola circa 500 euro ciascuno, mentre gli studenti dovrebbero garantire altre 60 ore di presenza per colmare il vuoto creato all’orario curriculare“.
La decisione di riprendere le lezioni in piena estate (come si farà con il caldo?) è stata presa dallo stesso dirigente scolastico, d’intesa con il Consiglio d’istituto e (sembrerebbe) anche col Collegio dei docenti.
Per ovviare all’esborso, quindi, è stato necessario il recupero in piena estate. Il problema è che, a detta del prof Rsu, “non è mai stato deliberato da parte del collegio dei docenti un apposito piano di recupero-ore”.
Fatto sta che, alla fine, anzi in piena estate, anziché il dirigente scolastico, a pagare saranno gli alunni e i docenti. È probabile che molti di loro, incrociando Traina gli chiederanno: ma una Rsu non dovrebbe tutelarci? Vagli a dire che la versione del “dirigente scolastico nella sua ordinanza al parere favorevole ricevuto dai professori, non corrisponde al vero”.
Del resto, chiedere l’intervento degli ispettori a scuola comporta sempre dei rischi. E non bisognava di certo avere la palla di vetro, per prevedere che quelle ore si sarebbero dovute recuperare.
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