Nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio da Covid, ma è possibile minimizzarlo utilizzando un approccio multifattoriale integrando interventi di prevenzione individuale e ambientale: dai vaccini allo screening periodico, dalle mascherine al distanziamento, dalla gestione delle quarantene alla misurazione della temperatura, dalla disinfezione di mani e superfici all’aerazione e ventilazione dei locali. Lo sosteneva la Fondazione Gimbe nell’ottobre scorso, pubblicando il report “Sicurezza COVID-19 nelle scuole: dalle evidenze scientifiche al real world” che sintetizzava le evidenze scientifiche pubblicate sino a quel momento.
Il quadro è rimasto sostanzialmente immutato, salvo l’alto numero di vaccinazioni tra la popolazione. Nelle scuole, tranne qualche eccezione, non si è realizzato nulla di strutturale.
Ne consegue, sottolineano ora Gimbe ed Anp, che “l’assenza di interventi su aerazione e ventilazione ostacolano il rientro in classe senza mascherine”.
Anche se “è stato massiccio l’utilizzo di risorse pubbliche da parte delle scuole per attività di disinfezione delle superfici”, ben poco si è fatto sul fronte degli “investimenti per migliorare la qualità dell’aria”.
Una posizione che La Tecnica della Scuola ha espresso poche ore prima, durante un intervento su Rai Radio Uno.
“La mascherina può essere tolta nel momento in cui si interroga un ragazzo, mentre un docente fa lezione, ma di base, proprio per le condizioni rimaste purtroppo immutate, la mascherina rimane al momento l’unico elemento aggiuntivo di difesa al Covid. A mio modo di vedere non potrà essere tolta e l’anno scolastico dovrebbe iniziare nuovamente con l’obbligo della mascherina”, è stato da noi dichiarato in diretta sulla rete nazionale.
Quelle parole, adesso trovano conforto in alcuni evidenti dati statistici nazionali: la survey ha coinvolto 312 istituzioni scolastiche. L’indagine rivela inoltre difficoltà nelle attività di tracciamento: in un caso su tre ritardi delle Asl nell’attivazione delle procedure di loro competenza. Il 76,2% dei rispondenti dichiara di avere ricevuto mascherine chirurgiche in quantità superiori al necessario.
Ma soprattutto, per migliorare ventilazione e aerazione dei locali ci si è affidati prevalentemente al protocollo “finestre aperte”, in misura minore ad attrezzature per la purificazione e filtrazione dell’aria e solo in 9 casi sono stati installati sistemi di ventilazione meccanica controllata.
Inoltre, nel 46% dei casi non è stata ricevuta nessuna informazione, dal Ministero o dalle Asl, sulla trasmissione prevalente del virus per aerosol e su dispositivi o impianti per l’areazione degli ambienti scolastici. Solo nel 14,8% dei casi le informazioni hanno riguardato entrambe le tematiche.
“L’assenza di interventi strutturali in grado di garantire un’adeguata ventilazione ed aerazione dei locali – commenta Antonello Giannelli, presidente Anp – è il vero tallone d’Achille, in assenza del quale il prossimo anno scolastico difficilmente potrà essere affrontato senza ricorrere all’utilizzo delle mascherine“.
Secondo il numero uno di Gimbe, Nino Cartabellotta «la limitata consapevolezza delle evidenze scientifiche porta a stanziare troppo denaro pubblico in attività di disinfezione delle superfici, senza destinare adeguati investimenti al miglioramento della qualità dell’aria, per il quale ci si continua ad affidare prevalentemente al protocollo ‘finestre aperte’”.
Tra i risultati emersi dalla ricerca, riportiamo i tre a nostro modo di vedere più significativi.
“A differenza dello scorso anno scolastico – concludono Cartabellotta e Giannelli – alcuni interventi di prevenzione risultano “spuntati”. Innanzitutto, l’efficacia del vaccino nei confronti dell’infezione si è rivelata inferiore nella fascia 5-11 anni rispetto alle fasce di età superiori e la copertura attuale (con due dosi) si è fermata intorno al 35% con rilevanti differenze regionali, mentre la terza dose non è ancora stata autorizzata da EMA; in secondo luogo, con una variante così contagiosa come Omicron 5 le attività di tracciamento risultano di limitata utilità; infine, meno dell’1% delle infezioni consegue a contatto con superfici infette”.
“Di conseguenza – concludono Giannelli e Cartabellotta – per limitare la circolazione virale nelle scuole è prioritario migliorare la qualità dell’aria per evitare di affidarsi ancora una volta alla mera accoppiata protocollo “finestre aperte” e mascherine FFP2. Un aspetto ribadito dall’OMS Europa che ha recentemente definito i 5 “stabilizzatori della pandemia” per la prossima stagione autunno-inverno, di cui uno è proprio “ventilare gli spazi pubblici e affollati (come scuole, uffici e trasporti pubblici)”.
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