Come si fa a presentare la vita militare come fulcro di conoscenza, libertà e democrazia? Così la mamma di due ragazzi che frequentano un istituto tecnico di Bra, nel denunciare per iscritto ai giornali la scelta della scuola di organizzare degli incontri con dei rappresentanti dell’esercito per affrontare il tema della legalità e del bullismo.
E siccome la contestazione non sarebbe ormai per lo più prevista, la dirigente, racconta il Fatto Quotidiano, si è anche inalberata, anche perché non vorrebbe passare per guerrafondaia avendo ospitato dei soldati nell’ambito di un Piano triennale dell’offerta formativa: “Sulla finestra principale della nostra sede centrale c’è uno striscione con la scritta La Guerra è una follia e quando è scoppiato il conflitto in Ucraina abbiamo fatto un post sul profilo Facebook dell’istituto inequivocabile: No war. La scuola italiana dice no alla guerra. La madre che si è lamentata è una sola e non si è mai presentata nel mio ufficio. Se fosse venuta da me le avrei spiegato il senso di quell’incontro”.
Ma cosa dice la signora nella lettera diffusa pure ai giornali locali: “Per parlare di legalità ci sono diverse associazioni, come per esempio Libera Cuneo. Invece, per il cyberbullismo a Bra la Fondazione Carolina ha recentemente proposto degli incontri con alcune classi di una scuola. Ho trovato davvero fuori luogo vedere a scuola donne e uomini in mimetica, sentirli parlare di argomenti che potevano essere affrontati da altre realtà che li trattano quotidianamente, e spesso gratuitamente, come se, con il pretesto di trattare certi argomenti, si volesse presentare la vita militare come fulcro di conoscenza, libertà e democrazia”.
“Quest’anno mio figlio sta frequentando la quinta, ed è arrivata la circolare con la quale si organizza il consueto incontro con l’esercito italiano per parlare di opportunità lavorative. Nuovamente ho fatto presente che non era tollerabile che la scuola creasse un canale preferenziale per l’esercito e non invitasse altre realtà. Ho fatto esempi di associazioni che potrebbero parlare di opportunità lavorative, come medici/infermieri, insegnanti, delle molteplici opportunità di lavoro/studio totalmente gratuite in Europa, per formare cittadini del mondo e non soldati”.
Controbatte, si legge sempre sul Fatto Quotidiano, la preside: “Questo tipo di incontri fa parte della storia di questa scuola. Tanti ci chiedono di entrare nelle nostre classi, ma abbiamo scelto le forze dell’ordine per la loro professionalità”.
Con la preside anche il docente di diritto: “Il 12 novembre scorso il Comando di Torino ha visto i ragazzi delle quinte per fare un incontro di informazione e orientamento, illustrando le opportunità professionali e formative come avviene per altri settori. Questi momenti servono anche a sensibilizzare gli studenti su tematiche di cittadinanza attiva analizzando la Costituzione con particolare attenzione al ruolo che le forze armate svolgono a servizio della crescita sociale, economica e democratica del Paese”.
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