Stefano Zecchi (scrittore, giornalista, accademico, professore ordinario di estetica presso l’Università degli Studi di Milano e già docente) su “Il Giornale” porta un affondo nei confronti dei docenti italiani che se da un lato si lamentano delle troppe vacanze, che inibiscono le attività didattiche, dall’altro però in privato gongolano.
“C’è un lamento ufficiale e una gioia privata”, scrive infatti Zecchi, mentre “si guardano le previsioni meteorologiche sperando che il tempo sia buono per mettersi in viaggio”.
Infatti, continua nel suo articolo, “è indiscutibile che un periodo di vacanza così lungo danneggi l’organizzazione scolastica ma chi si lamenta per questa situazione poteva guardare il calendario un po’ per tempo e accorgersi di come erano distribuiti i giorni festivi ed eventualmente correre ai ripari”.
“Chi si sente tanto ligio al dovere, vada a lavorare il 3 giugno. Il problema è un altro: perché in queste occasioni si sprecano moralismi di ogni genere per condannare l’esistenza stessa del ponte?
I presidi dicono che è un’indecenza tutti questi giorni di vacanza? Si guardi come si perdono inutilmente e allegramente giorni di scuola. È appena stato fatto uno sciopero sindacale: tutti a casa. Lo sciopero è un diritto, certo; perché non è un diritto festeggiare anche la nascita della Repubblica pur essendo il giorno incastrato in una conveniente opportunità celebrativa? Poi naturalmente ci sono le occupazioni per una didattica migliore; le manifestazioni per testimoniare l’impegno della propria coscienza civile per questo e per quello. Insomma, non è che il rigore regni sovrano a scuola. È stata eliminata come ricorrenza festiva il 4 novembre, altre feste religiose e civili sono state depennate dal calendario in nome dell’efficienza e della serietà del lavoro, tuttavia è bene che quelle più importanti rimangano per non dimenticare, anche se gettano lunghi ponti sul nostro calendario. Questi, però, continuano a essere ritenuti forme immorali di assenteismo.
In realtà, chi pensa così ha la coscienza sporca.
Ai presidi irriducibili nella loro moralistica condanna del ponte, suggerirei di fare nell’occasione del giorno di festa infrasettimanale dei bei seminari a scuola, negli uffici, nelle fabbriche sul significato del 2 giugno, del Primo maggio, dell’Immacolata, del 25 aprile, della festa dei santi… Con questa grande enciclopedia del sapere dettata dal calendario s’innalzerebbe l’italica cultura e finalmente si avrebbe tutto il diritto di guardare con disprezzo quegli ignoranti che con questo o quel sotterfugio hanno ancora il coraggio di fare il ponte”.
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