Non è del tutto nuova l’idea di prolungare il calendario scolastico per recuperare il tempo perso per via del Covid, emersa durante la seconda tornata di colloqui tenuta dal premier incaricato Mario Draghi con i partiti. A parlarne, ad inizio dicembre, era stata già la ministra dell’Istruzione uscente Lucia Azzolina. “Si tratta di un’ipotesi che il MI ha proposto alle regioni in questi giorni”, aveva detto su La7.
La ‘grillina’ aveva anche tenuto a specificare che “sono le regioni ad essere competenti. Non è escluso si possano allungare i calendari, se si sono persi dei giorni”.
Poi, però, la stessa Azzolina aveva evidenziato un problema di non poco conto: “Dobbiamo sempre considerare le strutture scolastiche che abbiamo: ad agosto non le puoi tenere aperte, perché manca l’aria condizionata. Al massimo si può pensare di farlo fino a fine giugno”, aveva detto Azzolina. Come dargli torto?
Pure secondo l’Ansa, nelle intenzioni della titolare uscente del MI sarebbero state “le Regioni, in raccordo col ministero dell’Istruzione, a capire, date anche le situazioni territoriali, chi doveva prolungare e dove”.
Del resto, ricordiamo che sono i governatori ad avere piena competenza sul calendario scolastico, come è accaduto negli ultimi mesi, con alcuni presidenti regionali (su tutti Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, rispettivamente a capo della Campania e della Puglia) che hanno sottoscritto ordinanze quasi sempre in controtendenza rispetto a quanto stabilito dal governo centrale con i vari Dpcm.
In base alla normativa, infatti, le Regioni hanno piena facoltà di adottare le determinazioni di propria competenza in materia di calendario scolastico, con il vincolo di rispettare la necessità di effettuare almeno duecento giorni di lezione. Anche se è vero che qualora l’avvio degli esami di maturità dovesse essere confermato a metà giugno, almeno nelle scuole superiori vi sarebbero pochi margini di scelta.
Nel frattempo, in queste ultime settimane sono stati chiesti dalla ministra Azzolina al ministero delle Finanze 250 milioni per i ristori formativi, per lezioni e recuperi da realizzare subito in particolare nelle zone dove è più forte la povertà educativa.
Consapevole di tali situazioni di arretratezza culturale e sociale, oltre del “pericolo” che alcune Regioni non avrebbero adottato lo slittamento della fine delle lezioni, un mese fa la ministra Azzolina ha quindi annunciato l’intenzione di utilizzare quei “ristori formativi per fare apprendimenti potenziati anche” da subito “nel pomeriggio, per fare educazione all’affettività e incrementare l’aiuto psicologico”.
Su questo punto, Azzolina aveva detto: “ora bisogna intervenire non di certo in estate. Il 7 gennaio sono tornati a scuola in 5 milioni, ma vengono da mesi di dad e bisogna recuperare adesso”, attraverso l’attivazione di corsi di recupero “non solo per la scuola superiore ma anche per la scuola primaria”.
La crisi di governo ha però bloccato tutto. Ancora di più ora che Mario Draghi potrebbe ridurre al minimo indispensabile i finanziamenti pubblici per i ristori.
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