Il ritorno a scuola a settembre rimane ad oggi una grande incognita tra la paura non del tutto infondata di un secondo ritorno del coronavirus e l’esigenza di individuare gli spazi necessari per garantire la corretta fruizione delle lezioni negli edifici scolastici.
Una responsabilità quest’ultima tutta nelle mani dei Presidi che hanno l’onere di scovare spazi e ambienti adatti e in grado di rispettare le distanze sociali fondamentali per non diffondere ulteriormente il virus.
E tanti dirigenti scolastici stanno pensando di utilizzare le Palestre come ambienti aggiuntivi alle consuete aule cosi come a laboratori e sale di informatica e musica che verrebbero riconvertite a loro volta in aule “normali”.
Questa possibilità di togliere le palestre e farle diventare aule per le lezioni sta mandando su tutte le furie, docenti e genitori che hanno avviato una petizione su Change.org che ha raccolto già oltre 5000 firme per chiedere al Governo di dare indicazioni “precise che escludano categoricamente l’uso della palestra per destinazioni diverse dall’attività motoria”.
Come riportato anche da Il messaggero, le associazioni di docenti, genitori e studenti denunciano “la superficialità con cui in questo periodo i Dirigenti scolastici pensano di risolvere il problema degli spazi utilizzando le strutture a disposizione per le attività motorie”. Tali ipotesi nascono proprio a seguito dell’assenza di disposizioni scritte e certe che escludano categoricamente questa ipotesi.
Ad oggi, gli interventi del Governo, e dei Ministeri competenti, si sono limitati a semplici “raccomandazioni”. Nessuna voce ufficiale e formale si è alzata da parte delle istituzioni per sostenere che le palestre sono il luogo dove si deve svolgere esclusivamente la lezione di Educazione-motorio-sportiva.
E’ importante mantenere nella didattica tradizionale le lezioni pratiche di educazione motoria, per tanti motivi.
Per gli organizzatori della petizione si sta trattando di abolire d’autorità l’insegnamento di una materia inserita a pieno titolo nei programmi didattica della scuola italiana, che vuol dire in sostanza non rispettare la legge dello Stato. Si va a ledere, quindi, il diritto allo studio sancito e garantito dalla Costituzione Italiana. Perché si può togliere l’ora di educazione motoria e dare priorità ad altre materie? Qualcuno dovrebbe dare una risposta.
Ma oltre questa questione formale c’è anche l’aspetto pratico da evidenziare. Non si può infatti pensare che si può sostituire l‘attività pratica di motoria con ore di teoria dello sport, perché sarebbe del tutto anacronistico e deleterio per i ragazzi che hanno bisogno invece di movimento fisico in una fase delicata della loro crescita fisica.
Anzi la pratica sportiva andrebbe ulteriormente incentivata e approfondita mettendo a disposizione le strutture scolastiche anche nel pomeriggio dando in questo modo la possibilità a tutti di fare sport anche a chi non ha le possibilità economiche di praticarlo in strutture private.
Perché ad esempio, non ristabilire i vecchi campionati studenteschi con le scuole che si sfidano a suon di gare sportive?
Secondo gli ultimi dati Istat sono oltre due milioni di bambini ed adolescenti in eccesso di peso con oltre il 20% dei ragazzi che non fa sport organizzato e guidato (quasi 2 milioni). Nel biennio 2017-2018, periodo di osservazione dell’ISTAT, sono circa 5 milioni i ragazzi di 3-17 anni che praticano nel tempo libero uno o più sport (59,4% della popolazione di riferimento). Il 52,5% lo fa con continuità e il 6,9% saltuariamente. Il 17,1% dei ragazzi (circa un milione 450 mila), pur non praticando uno sport, svolge un’attività fisica come passeggiare per almeno due km, nuotare, andare in bicicletta o altro. I bambini e i ragazzi che non praticano alcuno sport o attività fisica nel tempo libero sono, invece, un milione 925 mila, pari al 22,7% della popolazione di 3-17 anni un valore certamente non trascurabile. L’eccesso di peso è più frequente tra i bambini di 3-10 anni, età in cui si raggiunge il 30,4%. Al crescere dell’età, il sovrappeso e l’obesità diminuiscono, fino a toccare il valore minimo tra i ragazzi di 14-17 anni (14,6%).
Senza le già poche ore di movimento previsto nel piano didattico si aggraverebbe ancora di più la non facile condizione psicologica e fisiologica dei ragazzi che nel periodo del covid hanno subito un isolamento sociale che di certo non ha giovato alla loro crescita sulle capacità relazionali.
Perché togliere loro anche quelle due ore di movimento, di sfogo, di un momento così importante per fare squadra e sana aggregazione?
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