Dall’arrivo del Covid-19 in Italia sono passati oltre due anni, ma chi entra oggi nella scuola non trova alcuna differenza rispetto all’inizio del 2020: la struttura delle aule, in particolare, è la medesima che esisteva quando arrivò il Coronavirus, con spazi medi non trascendentali (spesso le classi non superano i 40 metri quadrati ed ospitano oltre 25 alunni) e zero sistemi automatizzati per il ricambio dell’aria. Nel frattempo, le varianti del virus imperversano. E negli ultimi giorni i contagi (ma anche i ricoveri) sono tornati a salire. Per difendersi, lo ricordiamo, sono fondamentalmente due le disposizioni: indossare la mascherina e tenere le finestre aperte, anche d’inverno. Dell’aerazione automatizzata, della sua estrema utilità preventiva nel contenere il virus, si è parlato tantissimo. Tranne rari casi, di istituti scolastici che hanno fruito dei finanziamenti concessi quasi sempre da enti locali, il 99 per cento delle scuole non ha mai avuto l’onore di vedersi ammodernare le proprie aule, né di vedere introdotta l’aerazione meccanica.
Con gli Esami di Stato in corso, e i candidati invitati (ma non obbligati) a indossare la mascherina, e diverse settimane che ci separano dal nuovo anno scolastico, c’è chi guarda con interesse al futuro (soprattutto tra i medici). E torna a caldeggiare l’uso dei sistemi di ventilazione automatica in classe.
Come Andrea Gori, professore ordinario di Malattie infettive dell’Università degli Studi di Milano: a margine dell’evento ‘Salute – Direzione Nord’ organizzato al Palazzo delle Stelline di Milano, il medico ha detto che “la mascherina è una misura di contenimento in tutte le situazioni in cui possono esserci contatti stretti”.
Quindi ha aggiunto: “Se parliamo delle scuole, potremmo fare un salto tecnologico, forse anche più efficace della mascherina, se lavorassimo sui sistemi di ventilazione per cercare di apportare delle soluzioni laddove sappiamo che le persone sono spesso ammassate“.
Comunque, ha sottolineato Gori, in classe “non fa male tenere la mascherina otto ore, nessuno ha problemi”. Ad ogni modo, secondo l’infettivologo “le mascherine, soprattutto quelle chirurgiche, sono efficaci per i contagi tramite droplet, non invece per i contagi aerosol. Le Ffp2 hanno invece anche la capacità di proteggere”.
Pur essendo “uno strumento molto semplice ed efficace”, le mascherine “non sono la soluzione perché non coprono il 100%”, anche se “io sono comunque tra quelli favorevoli all’utilizzo – ha concluso – è una questione di buon senso”.
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