I docenti di ruolo, di ogni ordine e grado, che impartiscono lezioni private potranno godere di un regime agevolato con un’imposta al 15%.
Così come stabilisce l’articolo 5 della Legge di Bilancio 2019, approdata in Parlamento e ora attesa all’approvazione dei due rami parlamentari.
Dal primo gennaio 2019, “i dipendenti pubblici che svolgono l’attività di insegnamento a titolo privato”, ferme restando le norme su incompatibilità, il cumulo di impieghi e incarichi di cui all’articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, “comunicano alla propria amministrazione di appartenenza l’esercizio di attività extra professionale didattica ai fini della verifica di eventuali incompatibilità”, si legge nel disegno di legge.
“L’imposta è versata entro il termine stabilito per il versamento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Per la liquidazione, l’accertamento, la riscossione, i rimborsi, le sanzioni, gli interessi ed il contenzioso ad essa relativi si applicano le disposizioni previste per le imposte sui redditi”, prosegue la norma.
“Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità per l’esercizio dell’opzione di cui al comma 1 nonché del versamento dell’acconto e del saldo dell’imposta sostitutiva”.
A detta del governo, la misura consentirà ai docenti di contenere il peso del fisco visto che mediamente l’aliquota Irpef applicata è del 27% a cui va aggiunto il 2% di addizionali regionali e comunali.
La finalità è quella di far emergere il nero e regolamentare il mercato. Il docente interessato dovrà semplicemente comunicare alla propria amministrazione l’esercizio di attività extra-professionale didattica ai fini della verifica di eventuali incompatibilità.
Resta ferma la possibilità per i docenti di optare per l’imposizione fiscale ordinaria.
Anche se non è espressamente detto, rimane in vigore il divieto di impartire lezioni private agli alunni del proprio istituto.
Però ci sono delle novità: non ci sarebbe più, a meno di modifiche in Parlamento, l’obbligo di comunicare al proprio preside il numero degli alunni ai quali debbano impartire le lezioni private. Ci sarebbe solo una mera comunicazione al dirigente scolastico solo per verificare eventuali incompatibilità.
Le lezioni private rimangono esenti da Iva e potranno essere importante anche utilizzando i locali della scuola di appartenenza.
In realtà quest’opportunità, così come segnala Italia Oggi, esiste già nel CCNL del 2007, all’articolo 32. Rimane l’obbligo di escludere gli alunni delle proprie classi. Al momento, però, l’esercizio dell’attività di intramoenia deve essere regolamentata con criteri che ne garantiscano costi di gestione e responsabilità per il controllo e sorveglianza delle aule.
Così come già segnalato da La Tecnica della Scuola, in numerosi approfondimenti, il mercato delle lezioni private vale 1 miliardo di euro, ma solo il 10% viene denunciata.
La quota tassata, quindi, è pari a 100 milioni di euro alla quale, attualmente, corrisponde una tassa di circa 30 milioni.
Se d’ora in poi i docenti pagheranno il 15%, il Fisco incasserà solamente 15 milioni: ci sarà dunque – si legge sempre nella relazione tecnica – una minore entrata di 15 milioni per le casse dello Stato proprio in corrispondenza del risparmio per i docenti.
Nella relazione tecnica non si fa alcun cenno ai 900 milioni che attualmente sfuggirebbero al Fisco: neppure un rigo per dire che l’Agenzia delle Entrate potrebbe effettuare qualche controllo. Si dà insomma per scontato che quei 900 milioni potranno continuare ad essere incassati in modo irregolare.
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