Sono tante le famiglie che per questo anno scolastico hanno scelto L’Homeschooling, ovvero la possibilità a norma di leggere di garantire l’istruzione domiciliare ai propri figli al di fuori delle Istituzioni Pubbliche e Private.
Una opportunità sempre esistita ma che sta prendendo sempre più piede (ad oggi parliamo di circa 2000 famiglie in Italia) a causa dei timori legati alla Pandemia del covid 19.
Ma in particolare di cosa si tratta? Per Homeschooling parliamo di adempiere attraverso un’autocertificazione agli obblighi di istruzione totalmente a carico dei genitori o da figure individuate sostitutive. Alla fine di ogni anno i bambini devono sostenere un esame per il passaggio alla classe successiva.
Come Tecnica della Scuola abbiamo già affrontato il tema, affrontando in dettaglio cosa prevede la legge a riguardo, partendo dall’assunto di fondo (articolo 34 della Costituzione ) che è “dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”.
Il decreto legislativo del 25 Aprile 2005, n.76, art.1, comma 4 declina di fatto l’Homeschooling: Le famiglie che – al fine di garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione – intendano provvedere in proprio alla istruzione dei minori soggetti all’obbligo, devono, dimostrare di averne la capacità tecnica o economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità, che provvede agli opportuni controlli”. Pertanto, la scuola non esercita un potere di autorizzazione in senso stretto, ma un semplice accertamento della sussistenza dei requisiti tecnici ed economici”.
Mentre il Governo cercava di risolvere tutti i nodi del rientro in classe (in parte dei quali ancora irrisolti), tanti genitori sono stati presi dal dubbio se era opportuno il ritorno a scuola. Quanti giorni saranno costretti a saltare gli studenti magari solo per qualche lieve malore o sintomo? Tra le domande principali rimaste senza risposta
Chat e gruppi di Facebook sono stati invasi di domande, dubbi, incertezze per diversi giorni su questa nuova esperienza formativa.
Sono diverse le esperienze raccontate in Rete dai genitori che hanno deciso di intraprendere questa strada.
In alcuni casi si tratta di gruppi di genitori che hanno deciso di prendere questo percorso formativo fuori dalle scuole pubbliche e private, organizzandosi in strutture specializzate sulla formazione come quello ad esempio Il Villaggio delle Fiabe a Bertinoro, un luogo raccontato in un articolo da Il Resto del Carlino come “polivalente, accattivante, immerso nella natura che accompagna la famiglia in un percorso di conoscenza e crescita nel quale il bambino è al centro del processo evolutivo”.
Gli insegnamenti e la didattica adottata dai genitori che raccontano questa esperienza hanno una impostazione e una continuità educativa con il Villaggio che assicura la socialità e diventa stimolante perché condivisa con attività di laboratorio e percorsi didattici a tema.
Apprendere dall’esperienza di ciò che ci circonda sviluppa la componente creativa e motoria e puoi secondo gli esperti del centro di fare esperienza di discipline come scienza, geografia, storia con i tempi adatti al bambino.
Un’altra esperienza interessante raccontata a SKY TG24 è quella di Erika Di Martino madre di 5 figli di età compresa tra i 4 i 15 anni, pioniera dell’homeschooling in Italia tanto da averlo fatto diventare un lavoro nella consulenza e nel supporto alle famiglie che compiono questa scelta,
Secondo Erika l’educazione parentale in Italia è in netta crescita. ma il dato interessante è che il numero è praticamente raddoppiato negli ultimi tempi con un incremento esponenziale e non casuale a partire proprio da marzo- aprile (durante il lockdown), esploso poi a partire dall’ultimo week-end di rientro dalle vacanze.
Uno degli aspetti peculiari di questa scelta è l’organizzazione della giornata e delle attività rendendo compatibili lavoro e supporto alla didattica.
Prima di tutto è importante distinguere tra le Elementari e le Medie. Per il percorso delle Elementari secondo l’esperta bastano un paio di ore al giorno ben fatte per coprire tutti gli argomenti di una giornata scolastica mentre tutto il resto del tempo lo si passa facendo altre attività come una passeggiata o cucinare insieme. Discorso diverso per le scuole medie dove il tipo di studio e l’impegno è sicuramente maggiore.
Il contesto relazionale, la socialità elemento essenziale per la crescita dei ragazzi e che tanto era mancata nella didattica a distanza, avviene in ambiti diversi ma in forma più libera senza “la costrizione dell’ambiente scolastico”.
Dalle superiori, i ragazzi che insieme ai genitori hanno scelto questa strada, devono in ogni caso scegliere un indirizzo e poi dare gli esami nell’Istituto scolastico di riferimento. In questi casi l’aiuto di un tutor è pressoché d’obbligo.
Per Daniele Novara, autore di diversi libri sull’educazione e fondatore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti, non si tratta di una scelta corretta perché non ci sono vantaggi del fatto che i genitori si sostituiscono agli insegnanti perché gli aspetti emotivi possono diventare prevalenti rispetto la sfera dell’apprendimento. Per l’esperto la scuola “deve essere un luogo neutro dal punto di vista emotivo”, senza dipendenza dai genitori.
Mentre diverso è il caso come quello del Villaggio delle Fiabe, di gruppi di genitori che si mettono insieme per applicare un modello di scuola alternativo, sperimentale, sempre che anche in questi casi vengano applicate le regole della socializzazione e le regole pedagogiche d riferimento.
Perché la scuola, non dimentichiamolo, era e deve rimanere uno dei luoghi principali di socializzazione dei bambini e dei ragazzi.
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