Il crollo finanziario del Libano, che dura da quasi quattro anni, ha gravemente svalutato la sterlina del Paese e prosciugato le casse dello Stato, spingendo l’80% della popolazione verso la povertà e riducendo al minimo i servizi pubblici, come l’acqua e l’elettricità. La moneta locale ora vale solo una frazione di quello che era un tempo, mentre l’inflazione si aggira a tre cifre.
La scuola ha risentito drammaticamente di questa situazione: ad essere colpiti in primo luogo gli insegnanti, i cui stipendi sono stati gravemente svalutati, e i bambini e le bambine che dalla prima settimana di gennaio hanno trovato le scuole chiuse.
A inizio anno 2023 il Ministero dell’Educazione e dell’Istruzione Superiore libanese ha annunciatola sospensione delle lezioni pomeridiane, frequentate per lo più da studenti rifugiati siriani, per evitare tensioni. Il turno mattutino era invece rivolto principalmente ai bambini e alle bambine libanesi.
Dal 9 gennaio sono iniziati gli scioperi dei docenti, soprattutto per richiedere una migliore retribuzione, tenendo conto delle condizioni di lavoro, proprio legate alla turnazione mattino –pomeriggio e alle difficoltà organizzative.
Al momento le scuole pubbliche sono del tutto chiuse, per cui il numero totale stimato di bambini che attualmente non frequentano la scuolaa oltre un milione, tra cui quasi 300.000 costituito dagli studenti iscritti al turno mattutino e quasi 170.000 bambini del turno pomeridiano, oltre a più di mezzo milione di minori che non andavano già a scuola.
Inoltre quello degli insegnanti non è l’unico sciopero in Libano, la grave crisi socio – economica ha infatti negli ultimi anni determinato lo stato di povertà per tre quarti della popolazione, oltre al peggioramento della qualità della vita, con frequenti interruzioni di corrente e un aggravamento della crisi monetaria.
Al centro della protesta la richiesta di adeguamento dei salari, gli insegnanti non ricevono uno stipendio commisurato al tasso di inflazione. rapida svalutazione della moneta locale, preferibilmente in dollari, indennità di trasporto e una migliore copertura sanitaria.
Lo stipendio mensile di un insegnante di scuola pubblica è di circa 3.000.000 di sterline libanesi al mese, pari a quasi 70 dollari, somma che non è sufficiente neanche, come dicono molti manifestanti in protesta, davanti al Ministero della Pubblica Istruzione libanese, per raggiungere il luogo di lavoro.
“Il nostro posto è in classe, non nelle strade”, dicono i docenti in sciopero, e aggiungono “Abbiamo insegnato ai ministri, ai giudici e a tutti coloro che ora occupano posizioni di potere. Sono stati gli insegnanti a portarli dove sono oggi. Quindi ora devono assumersi le loro responsabilità“.
Nel 2022, e l’ultimo sciopero è durato più di un mese e si è concluso con la promessa da parte del Ministero dell’Istruzione che gli stipendi sarebbero stati triplicati e che ogni insegnante avrebbe ricevuto un ulteriore incentivo mensile di 130 dollari, e che avrebbero ricevuto un’indennità di trasporto di 95.000 lire per ogni giorno lavorativo. Ma quando questo è avvenuto la lira libanese si è ulteriormente svalutata rispetto al dollaro. Ogni insegnante ha perso circa 60 dollari dal proprio stipendio prima ancora di riceverlo.
Gli insegnanti affermano di non avere altra scelta se non quella di scioperare di nuovo, ora che i loro stipendi si sono di nuovo drasticamente svalutati, prosciugando il loro potere d’acquisto. Chiedono inoltre al governo del Libano di cercare urgentemente una soluzione che porti alla riapertura delle scuole, faciliti la registrazione e il ritorno sicuro di tutti i bambini in aula. Oltre a un’immediata ripresa dell’istruzione per tutti gli studenti, occorre anche trovare soluzioni a lungo termine e attente alle necessità derivanti dal conflitto, che affrontino le cause profonde del problema.
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