“Liberare la scuola”: il bonus merito e la guerra tra bande

È da apprezzare e condividere la recente nota (*) del DS Eugenio Tipaldi che segnala i prevedibilissimi inconvenienti del bonus merito di prossima scadenza e applicazione. Finora non risulta – salvo smentite – nessuna presa di posizione simile né da singoli DS, né collettiva da parte di gruppi appartenenti a sindacati, associazioni, altre forme organizzative (v. “Liberare la Scuola”).

Giustamente Tipaldi prefigura e teme nelle scuole “una guerra tra bande” e il conseguente rischio del DS di trovarsi “in una trincea fra due gruppi contrapposti che si sparano tra di loro”. 

Ma alle osservazioni e ai pericoli segnalati conviene fare qualche aggiunta e integrazione:

 

1) Intanto i due gruppi contrapposti risultano di consistenza ben diversa: 10% premiati e 90% esclusi. Pertanto gli scontenti, in una ipotetica scuola con 100 docenti (numero poco diverso dalla media reale), saranno 90 contro 10 premiati. Più che di trincea bisognerebbe parlare di accerchiamento dei 10 “bravi” più il DS, un bel risultato! C’è da ricordare che l’intenzione di contrastare docenti incapaci o svogliati (pochi, forse 2-3%, anche se c’è chi indica percentuali maggiori del 15-20%) è fra le motivazioni (o i pretesti) poste a fondamento di taumaturgiche iniziative di premialità, meritocrazia, incentivazione, miglioramento a costo zero o quasi, concretizzatesi – pare – nella l. 107/2015. 

 

2) Anche il 10% di premiati verrebbe fatalmente coinvolto nello “sciopero passivo”, così lo indica Tipaldi (ma sarebbe meglio “no money, no honey”), in considerazione della scarsissima probabilità di essere premiati due volte di seguito.

 

3) L’immagine del 90% dei docenti non-premiati subirebbe sicuramente un pesante vulnus agli occhi degli studenti e delle loro famiglie. Inevitabili le richieste ai DS di iscrivere i propri figli nelle sezioni con i prof “bravi”.

 

4) L’attività didattica verrebbe, o potrebbe venire distorta e dirottata verso attività valutabili e apprezzabili ai fini del bonus e a discapito dell’apprendimento da parte degli allievi (teaching to the bonus?!).

 

5) Altro aspetto è costituito dal significato implicito e mediatico del premio. Premiare intende e implica riconoscere qualcosa in più del normale e del dovuto. Le retribuzioni del mondo della scuola (docenti, DS, ata) sono TUTTE inadeguate e misere rispetto ai ruoli e ai lavori svolti, ben lontane dal dovuto e dalle medie Ue e internazionali (sia in assoluto che in percentuale di Pil). Accettare acriticamente e passivamente l’iniziativa e le modalità del bonus significa asfaltare (così si dice ora) presupposti e motivazioni per rivendicare il GIUSTO dovuto. “Ora avete pure il premio, che volete di più?” dirà la gente sapientemente e astutamente disinformata.

 

6) Per i DS e non solo, questa incombenza implica anche maggior lavoro e ulteriore burocrazia, tutto gratis. Infatti osserva rassegnato il DS Tipaldi: “solo nella scuola capita che si prendano impegni aggiuntivi senza essere pagati!”. In realtà gli impegni aggiuntivi vengono imposti senza battere ciglio e senza reazioni da chi li subisce.

 

Infine, la seconda parte della nota di Tipaldi riporta considerazioni e indicazioni su possibili modifiche e alternative alla cosiddetta premialità ex l. 107. Forse se ne potrà discutere, ma al momento manca sia un interlocutore governativo disposto davvero all’ascolto, sia un sindacato rappresentativo, credibile e in grado di proporsi seriamente. Le sigle attuali appaiono sbandate, divise, al guinzaglio del Miur e del governo. 

 
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