“Liberare la scuola” ovvero lo strano appello di alcuni Ds

Può risultare utile e interessante cercare di fare il punto sull’iniziativa “Liberare la scuola”, lanciata in rete da sette DS in data 29 febbraio scorso, e su altre questioni ad essa attinenti e collegate, anche se omesse dagli stessi DS.

 

Quota mille firme

Così scrivono sul loro sito (dirigentiscolasticitaliani.it) il 17 marzo: “superate le 1000 FIRME di dirigenti scolastici – altre 500 di docenti, ata, studenti, e genitori”. Alcune osservazioni. La prima è che 1000 è già vicino il limite fisiologico di saturazione di appelli o petizioni provenienti da quel gruppo di DS: ce lo ricorda Aldo Ficara in un post su “Fuori registro”. Sorprende poi il basso numero – appena 500 – di non-DS ma simpatizzanti: cioè meno di uno per DS e per scuola! Nemmeno i vice-presidi o vicari e i collaboratori hanno tutti aderito!  Il raggiungimento di quota mille è stato riassunto sul loro gruppo fb (Dirigenti Scolastici italiani – Gruppo chiuso) con l’immagine di Garibaldi che sbarca a Marsala, immagine sostituita dopo 48 ore (?).  

 

Critiche ma non ostilità

Conviene precisare che queste osservazioni critiche iniziali e le altre che seguiranno potrebbero risultare sgradite e antipatiche a promotori e sottoscrittori dell’appello, però non scaturiscono da acrimonia o da un’ostilità preconcetta o viscerale verso il gruppo di DS,  ma sono supportate dai  fatti, oggettive, non possono essere nascoste o negate perché non converrebbe a nessuno.

È certo cosa positiva se un gruppo di dipendenti Miur cerca di organizzarsi e di far valere le proprie ragioni e richieste. Però il giudizio favorevole all’aspetto organizzativo e intenzionale non può estendersi poi automaticamente alle richieste e all’operato del gruppo, né sono le critiche che possono provocare l’eventuale insuccesso delle iniziative, anzi.

 

Il titolo slogan

Il titolo “Liberare la scuola” non è casuale o banale, ma è stato scelto con professionalità per risultare accattivante e atto a mettere in buona luce sia il messaggio che i promotori dello stesso, ha buone caratteristiche di immagine e di buon marketing, sembra il gemello della “Buona scuola” di Renzi, Giannini e c., che però – in maggior parte – ha fallito per quanto riguarda fatti e contenuti, sta creando problemi, insoddisfazioni, contrapposizioni, delusioni e critiche, comprese quelle dei nostri DS.

Mentre i DS, tenuti ad applicare la l. 107, non sembrano nella condizione di criticare la “Buona scuola” in applicazione, i docenti risultano più sensibili, colpiti e coinvolti, tanto che uno di loro, Manlio Amelio scrive: “la deportazione, il depotenziamento, la duplicazione della supplentite, la svalutazione degli insegnanti, lo sfruttamento obbligatorio dei minori, la morte dell’art. 33 della Costituzione, la negazione dell’uguaglianza formale tra i docenti, l’antitesi della meritocrazia!… l’estinzione della democrazia, l’ampliamento della burocrazia!” (v. in rete “Alla manieraccia di Renzi, la scuola colata a picco!”).

Innovazione e miglioramento

Innovazione e miglioramento compaiono nel documento come due refrain un po’ isolati. In proposito si può dire che entrambi richiedono appunto “energie e risorse” ma non possono aspettare che queste vengano dai risparmi futuri di una burocrazia resa meno invadente. D’altra parte e nonostante le assicurazioni contrarie, nell’ultimo anno le risorse destinate all’istruzione sono diminuite dal 3,9% al 3,7% del Pil nazionale e sono destinate ancora a scendere secondo il Dpef.

Altro aspetto dell’innovazione è che essa è parte inscindibile della didattica, come pure la valutazione dei ragazzi e l’aggiornamento dei docenti, tutti aspetti che non possono essere espropriati ai docenti e avocati ai DS per essere poi calati e imposti dall’alto.

#iononsciopero

Alcuni dei DS promotori o firmatari dell’appello attuale “Liberare la scuola” risultano tra i promotori o firmatari di un altro documento datato 28 aprile 2015 e titolato “#iononsciopero – E voglio migliorare il ddl ‘La buona scuola’”! Il contenuto, il senso e lo scopo di detto documento non necessitano di spiegazioni e commenti. Il 5 maggio 2015 le adesioni alla protesta raggiunsero il numero di 620.000, senza l’appello a non scioperare sarebbero state ancora di più. Il ddl 2994 poteva essere allora revocato o modificato, il sindacatoni si lasciarono scippare questa possibilità da un governo impaurito, ma testardo e ostinato (se per abilità o inganno di questo, o loro ingenuità e incapacità, o accordo sottobanco non è dato sapere) e il ddl divenne la pessima legge n. 107/2015. Ora logica e coerenza vorrebbero che chi, appena 11 mesi fa, lanciava l’appello #iononsciopero, ora 1°) ammettesse errori e responsabilità prima di chiamare disinvoltamente a “liberare  la scuola”; 2°) riconoscesse esplicitamente le inadeguatezze della l. 107, allora tanto decantata; 3°) non si atteggiasse adesso a saputello o furbetto proprio rispetto a chi allora protestò con lo sciopero contro un ddl pieno di difetti e assurdità.

Ridurre la burocrazia

Sacrosante le richieste (punti 1, 2, 3 del documento DS) per semplificare e ridurre la burocrazia come pure il vizietto governativo di assegnare incarichi e responsabilità senza curarsi di fornire le risorse e le norme corrispondenti e adeguate a gestirle. Però la degenerazione burocratica (burocratosi?) non è novità degli ultimi mesi, è deriva endemica ed esponenziale dei governi, ne ha scritto su Repubblica di ieri, 20 marzo, anche Michele Serra (“Salvateci dallo stalker burocratico”).

Va anche osservato che le posizioni dirigenziali e gerarchiche poggiano in  buona parte proprio su complessità burocratiche inventate o accentuate, ottenute mescolando impropriamente aspetti didattici con necessità organizzative. In altre parole, potando o tagliando i rami della burocrazia – cosa ovviamente necessaria – possono venir meno anche prerogative dirigenziali.

Infine appare astuto voler incanalare sulla scia di “meno burocrazia e più innovazione” le richieste economiche dei DS, che pure vengono negate, ma sono presenti (punti 4 e 5), e quindi chiedere la solidarietà dei docenti.

I DS non sono la scuola

Con la precedente nota del 12 marzo, chiedevamo “La ‘scuola’ si riduce solo a loro stessi, ai loro problemi, alle loro richieste?”. Possiamo aggiungere che in alcune scuole – non in tutte –  l’ufficio del preside è come un’isola felice, quasi un piccolo ed esclusivo santuario, lussuoso, ben arredato e attrezzato, anche con tappeti, piante da interni, comode poltrone, climatizzato, con frigo e servizi igienici esclusivi, mentre magari le aule sono in condizioni fatiscenti, abbandonate, impresentabili.

 

Retribuzioni dei DS

Chiedere retribuzioni adeguate o più corrispondenti alla quantità e qualità del lavoro svolto non è certo condannabile, ma anzi comprensibile e anche doveroso. Risulta strano però chiederle e insieme negare di averle chieste (per pudore?). Risulta contraddittorio chiedere soldi a fronte di maggiori attività e responsabilità lavorative e contemporaneamente chiedere la riduzione di queste ultime.  Nemmeno si può ignorare o prescindere dalla situazione retributiva dei docenti (sono quelli che fanno il …. lavoro sporco! v. punto seguente) che secondo i dati tabellati da A.D. Ficara – lo ringraziamo – vedono il DS con retribuzione doppia rispetto ai docenti. Per la precisione e rapportata a 100 la paga del docente, abbiamo che nel 1990 la paga del preside era pari 146 e oggi risulta essere 207 (da una volta e mezza al doppio). SE&O.

 

Didattica e intendance

“La scuola, intesa come attività educativa e didattica, appartiene soprattutto ai docenti, ….” così troviamo scritto al punto 3 delle faq a corredo dell’appello “liberare la scuola”. Questa è affermazione fondamentale e innegabile anche se – nello stesso paragrafo – viene subito e decisamente placcata, si cerca di marginalizzata e assorbita.

L’interazione didattica ha come nucleo iniziale il binomio docente-discente/i , essenzialmente orizzontale (paragonabile o assimilabile, in qualche modo, all’allattamento materno), e perciò è imperniata su maestri  e prof, può fare a meno dei presidi (v. in rete  “Le scuole nascono senza presidi o DS”). Tanto che se uno studente è debole o non ha capito si ricorre a volte alle ripetizioni di un docente, mai a un preside.

Recentemente, il 13 marzo, “Hanan Al Hroub ha vinto il c.d. Premio Nobel per il miglior docente 2016” e Papa Bergoglio ha ricordato “l’importanza degli insegnanti, costruttori della pace, creatori dell’incontro. I bambini devono imparare giocando, imparando l’allegria, auguri alla maestra Hanan”.

Senza voler sminuire il ruolo dei DS , osserviamo che non esiste ancora il Nobel per i presidi, come non esiste l’equivalente  del pallone d’oro per allenatori, guardalinee o arbitri di calcio.

Allo stesso punto 3 delle faq citate, subito dopo il riconoscimento alla didattica, segue un significativo, orgoglioso e presuntuoso “tuttavia i dirigenti scolastici …. “ che sminuisce e affonda la didattica stessa e i docenti. Viene da pensare al ben noto Marchese del Grillo e alla sua espressione colorita e oscena “Perché io so io e voi non siete ecc. “, ma questa è una malignità.

Nella scuola complessa, accanto alla didattica c’è bisogno di supporto organizzativo, burocratico, logistico, funzionale, normativo. Il supporto  organizzativo ecc., che è simile all’intendance militare, può essere paragonato all’involucro della didattica, al più ai binari e alle traversine su cui viaggia il treno dell’istruzione, ma l’inversione dell’importanza dei ruoli non è consentita anche se sembra programmata in modo occulto e indebito e già in fase di attuazione (v. qui di seguito: scuola-azienda).

Scuola-azienda e l’argent suivrà

Da una quindicina d’anni (dal 2000 con L. Berlinguer ministro) è in atto una perniciosa infatuazione dei decisori politici di turno (dx o sx non fa differenza) per la c.d. scuola azienda! La cui teorizzazione o l’ipotesi risale al 1955 e a Milton Friedman (Nobel 1976 per l’Economia, non per l’Istruzione) che parlò di applicare alle scuole: leggi di mercato, concorrenza, clienti-studenti, voucher o buoni-scuola, …. Non serve avere un premio Nobel nel cv per constatare, terra-terra, che l’istruzione non è né un prodotto, né un servizio trattabile con modalità aziendali e commerciali. Nemmeno l’organizzazione di una scuola può essere assimilata a quella di un’azienda e rappresentata seriamente con organigrammi forzati e fasulli che vedono il preside in alto, in cima alla piramide. Di più, nemmeno gli apprendimenti possono essere seriamente quantificati e misurati per confluire in pseudo-bilanci preventivi e consuntivi sui quali fondare fantomatiche meritocrazie dei quiz o dei test standardizzati. Ovvio, esistono scuole più o meno buone, docenti più o meno capaci, ecc. ma valutazioni, miglioramenti, organizzazione non possono essere di tipo commerciale e aziendale, né oggettivizzate con i test a crocette. Peraltro, l’ossessione scuola-azienda ha attecchito e permane presso i politici e presso i DS (potenziali beneficiari), deforma la trattazione e la disamina dei problemi, conduce a soluzioni fallimentari e costose. Vediamo così i presidi-manager pretendere il supporto di uno staff (con esonero almeno parziale dall’insegnamento), staff ovviamente collocato e considerato al di sopra dei docenti (alla base della piramide-organigramma, quasi inservienti o semplice manodopera?), staff come spinta per innalzare ancora il preside e lanciarlo verso le alte vette dell’AD o CEO (Chief Executive Officer)! La didattica, attività di tipo orizzontale, verrebbe finalmente sottoposta e schiacciata da burocrazia e gerarchia, di tipo verticale, con un procedimento di eterogenesi dei fini. La scuola più che provvedere all’istruzione, diventerebbe occasione per carriere di vertice! Avremmo allora 8.000 manager, più 24.000 middle manager o quadri intermedi! L’argent (ou la monnaie) suivrà!

Purtroppo, negli ultimi anni, il processo perverso e latente di mala-aziendalizzazione della scuola è andato avanti penetrando nelle mentalità e nei comportamenti di molti e anche concretizzandosi con normative e leggi – riforma ultima compresa – e nelle aspettative. La responsabilità e l’iniziativa è chiaramente delle scelte dei governi, sia di dx che di sx, mentre la complicità colpevole è dei sindacatoni filo-governativi nei fatti anche se e quando gridano contro.

 

Fuori Registro

È stato osservato che i DS dispongono e gestiscono un sito web, una pagina e un gruppo Fb e che bannano e cancellano post. Niente di anormale, però se bannano o cancellano post non possono poi negare di averlo fatto e risentirsi se viene fatto notare loro. Stessa cosa per le rivendicazioni: liberi di formularle e sostenerle come credono, ma potranno pure essere oggetto di critiche e osservazioni, come infatti lo sono!

Nel sito Fuori Registro sono apparse, da parte DS, alcune loro critiche alle critiche ricevute (il documento del 12 marzo, ivi riportato) e si è aperto un limitato confronto. Sembra però che i DS intervenuti da una parte sfondino porte aperte e dall’altra affermino ovvietà non contestate, gli stessi però non hanno risposto (ma non sono obbligati a farlo) alle domande formulate nell’appena citato documento del 12 marzo.

 

Nota finale

Sono stati affrontati solo e in parte alcuni argomenti di una problematica scolastica vasta, contrastata e in evoluzione. Non mancheranno occasioni per riprendere e approfondire sia questi che altri argomenti e situazioni.

Registro firme “Liberare la scuola”

I lettori ci scrivono

Articoli recenti

Maturità 2025, che fine ha fatto la circolare per presentare le domande? Le scuole intanto stanno dando indicazioni, confermando la prima scadenza del 30 novembre

"Nelle more dell’emissione della nota M.I.M. sui termini, modalità e presentazione delle domande, da parte…

22/11/2024

Donne vittime di violenza, ministero dell’Istruzione illuminato di rosso. Valditara: la scuola sarà al vostro fianco

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una settantina di studenti di tre…

22/11/2024

Christian Raimo sospeso dal servizio per tre mesi: mi spiace, non volevo insultare Valditara ma difendere la scuola pubblica dalla politica distruttiva – VIDEO

L’insegnante e scrittore Christian Raimo ripercorre con ‘La Tecnica della Scuola’ i motivi che hanno…

22/11/2024

Una tiktoker: “Sono bella, non ho bisogno di studiare”. Castellana (Gilda): “Questi sono i messaggi che arrivano ai ragazzi?”

La rivista online La Scuola Oggi ha organizzato un dibattito pubblico sul tema “Aggressioni in…

22/11/2024

Promuovere la sicurezza nelle scuole: al via la seconda edizione del concorso nazionale per gli studenti

In occasione della Giornata della Sicurezza nelle Scuole, il Ministero dell’Istruzione e del Merito d’intesa…

22/11/2024

Benessere emotivo e relazionale degli studenti, arriva il docente facilitatore nelle scuole di Trento tra due anni

Nelle scuole della provincia autonoma di Trento sta per arrivare una grande novità: come annunciato…

22/11/2024