Tra tagli al pubblico impiego e mancato pensionamento dei sessantenni con almeno 36 anni di lavoro, la scuola rischia di trovarsi già impantanata nonostante le apparenti buone intenzioni governative.
Come Sisa facciamo al Governo una proposta che permetterebbe allo stato di risparmiare un numero considerevole di milioni, garantendo per di più l’immissione a tempo indeterminato di molti precari.
Ecco la proposta Liberascuola:
1- Garantire per un triennio a tutti i docenti e Ata con almeno venti anni di servizio la possibilità di lasciare la scuola percependo un assegno mensile di euro mille a vita, ovvero meno di quanto prenderebbero di pensione, ma da subito, senza la possibilità di rivendicare altri diritti oltre agli adeguamenti pensionistici previsti per legge per tutti;
2- Immettere in ruolo sui posti necessari giovani precari.
Si otterrebbero nell’ordine:
1- Risparmio generalizzato nella spesa per i docenti, in quanto un neoassunto costa meno di un docente con venti e più anni di servizio;
2- Risparmio generalizzato sulle pensioni perché, sebbene ci possa essere una maggiore spesa iniziale, questa verrebbe ammortata dalla rinuncia a una pensione più cospicua effettuata dai docenti in uscita anticipata;
3- Vantaggio didattico di avere in servizio persone sinceramente motivate.
Se tale progetto Liberascuola dà nel primo triennio di adozione i benefici didattici ed economici sperati, può essere rinnovato per gli anni successivi.
Sarebbe questo il solo modo per mettere d’accordo tutte e tutti, lasciare la libertà di andarsene per chi non se la sente di continuare a insegnare, permettere a chi lo desidera con sincera passione didattica di iniziare a farlo.
L’alternativa è continuare come sempre, scontentando i docenti e gli Ata più anziani d’Europa, impedendo ai giovani di accedere all’insegnamento.