Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di Valentina Barbieri, coordinatrice didattica ed educativa dell’Istituto Madre Cabrini di Milano sul modello educativo svedese.
Da anni mi occupo di gestione e formazione di docenti in Italia e all’estero e cerco sempre di non farmi sfuggire situazioni da cui posso imparare e migliorare il mio lavoro. L’occasione questa volta si propone con un corso di formazione in Svezia dove ho visitato alcune strutture scolastiche nelle città di Malmo, Lund e Lomma.
Una scuola che tutti vorrebbero, con grandi spazi all’aperto e al chiuso, a misura di bambini, ragazzi, adolescenti e docenti. Una scuola reale e contemporanea, possibile grazie al welfare di un paese tra i più democratici d’Europa, che vive un connubio tra un governo socialdemocratico e il ruolo istituzionale della monarchia.
Il governo svedese riserva elevati fondi per la scuola, grazie all’ottima amministrazione delle tasse cittadine, permettendo un’istruzione pubblica di grande qualità. Le scuole sono gratuite (dalla scuola dell’infanzia all’università), e lo sono anche mensa, libri e materiale didattico, e sono gestite in maniera indipendente, attraverso le municipalità dei singoli comuni.
In Svezia c’è un sistema scolastico comprensivo in base al quale fino al compimento dei 16 anni tutti gli studenti seguono lo stesso identico percorso formativo. La scuola dell’infanzia (Forskola) accoglie i bambini fino all’età dei 5 anni. La scuola pre-elementare (Forskoleklass) si frequenta a 6 anni. Dai 7 ai 16 anni c’è la scuola dell’obbligo (Grundskola), che prevede al suo interno 9 diversi livelli di studio. La scuola superiore, (Gymanasieskola), che dura 3 anni, è per i giovani che scelgono di proseguire gli studi, fino ai 19 anni. L’istruzione universitaria (Grundlaggande hogskoleutbildning) ha una durata variabile dai 2 ai 5 anni. La gratuità quasi assoluta di ogni ordine scolastico garantisce la continuità negli studi e l’impegno per un ulteriore investimento professionalizzante.
L’ambiente di apprendimento mi ha molto colpito. Ho visitato due scuole primarie (Strandskola) e una scuola secondaria (Gymnasienskola Spyken) nelle province di Lomma e Lund. Le aule sono grandi e luminose, i banchi semovibili e ogni classe ha al suo interno divani, cuscini e una mini cucina con lavandino per le attività creative. Di fianco all’aula prevalente c’è una aula più piccola, creata per momenti di lavoro autonomo o ripasso con l’insegnante, o gioco in piccoli gruppi.
Ci sono le aule laboratorio per la lavorazione del legno, il cucito e la musica. Ogni studente è dotato di tablet al posto dei libri cartacei, che serve per studiare, non può essere portato a casa (se non nelle vacanze) e non ha possibilità di installare giochi.
I quaderni operativi cartacei, soprattutto per le classi prime (attività di pregrafismo e calcolo) sono auto prodotti dalla scuola. La giornata scolastica prevede almeno tre uscite all’aperto, per riposare la mente e mantenersi in movimento. I bambini escono con qualsiasi tempo atmosferico e quando rientrano hanno il loro cambio e delle asciugatrici giganti, che permettono il seccaggio dei vestiti bagnati in breve tempo. I bambini sono a scuola senza scarpe…perchè essere a scuola è come essere a casa: bisogna stare a proprio agio!
Non solo l’ambiente è accogliente per gli alunni, ma anche per i docenti: sono dotati di sale riunioni ampie e luminose, di sale per la programmazione e di sale relax, dove possono chiaccherare con i colleghi e bere un caffè. L’orario dei docenti è comprensivo di attività frontali con gli studenti e lavoro di progettazione a scuola e a casa. All’interno delle strutture collaborano il coordinatore didattico, i docenti, uno psicologo, un infermiere e il personale ausiliario di segreteria, pulizie e cucina.
Il regime alimentare prevede un basso livello di zuccheri, di modo da non iper eccitare i bambini: la merenda di metà mattina e pomeriggio sono a base di frutta o verdura e il pranzo è sempre accompagnato da verdura.
Visitando la Kulturskolan “Mazetti” di Malmo (scuola non dell’obbligo, offre servizio di doposcuola), ho notato l’applicazione di innovative metodologie didattiche, come “El Sistema” venezuelano, che coinvolge anche bambini provenienti da situazioni svantaggiate o di etnie diverse, per contrastare l’emarginazione sociale e scolastica. Ci sono anche programmi di performing arts per ragazzi di età diverse che consentono condivisione di passioni artistiche. Anche la Kulturskolan è gratuita per tutti i genitori che lavorano o studiano e che quindi non hanno la possibilità di stare con i loro figli nel pomeriggio.
Mi fermo ora a riflettere sulla mia realtà scolastica, sulla nostra realtà scolastica: scuole pubbliche statali disagiate, scuole pubbliche paritarie a pagamento. Creativamente noi coordinatori e docenti proviamo ad andare avanti, anche senza avere gli spazi, le aule e le possibilità economiche della Svezia. In Italia è presente un progetto che mi ricorda queste bellissime scuole visitate: “Scuole senza zaino”.
Con più di 50 sperimentazioni, sta cercando di dimostrare che nel nostro paese non occorre importare o imitare metodi e sistemi d’insegnamento-apprendimento, in quanto il nostro patrimonio pedagogico è ricco di studi e di ricerche che ne dimostrano la validità formativa, oltre che istruttiva. Si tratta di scuole che utilizzano metodologie simili improntate sul senso di autonomia e responsabilità.
Lo ”zaino” è la metafora di un peso inutile, che spesso rappresentano i libri, i compiti, i voti, che la Svezia ha abolito da diversi anni: una scuola attiva e vissuta dai bambini nell’organizzazione e nella gestione dei loro spazi e dei momenti di studio. Una scuola che vede le sue radici nei “Giardini di Infanzia” di Maria Montessori: la scuola del vivere, la scuola del fare.
Ma come possiamo avvicinarci a queste realtà apparentemente così belle ma così irraggiungibili? Con l’apertura al territorio, con l’apertura verso le altre scuole come noi, che condividono i nostri ideali e le nostre problematiche, con la richiesta continua e instancabile di sussidi al nostro Stato che dovrebbe credere nella scuola gratuita e autonoma. Necessitiamo di uno spirito di squadra, che superi individualismi ed autoreferenzialità, tanto impegno e tanto coraggio.
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