Quante volte sentiamo docenti dire che se ne infischiano di quanto stabilito dal Collegio, dal Consiglio d’Istituto, dal dipartimento disciplinare, dal dirigente scolastico, dal Consiglio di classe, perché in nome della libertà d’insegnamento loro non devono rendere conto a nessuno? Purtroppo certi docenti esistono in ogni scuola e rappresentano la negazione del buon insegnante, che non ha compreso l’importanza del lavoro di squadra e del condividere con gli altri colleghi le proprie esperienze didattiche.
La scuola non si fa con l’individualismo didattico, isolandosi ed evitando il confronto costruttivo, ma con la condivisione dei valori formativi di ogni disciplina e con la definizione delle modalità attuative dei piani di lavoro disciplinari e anche interdisciplinari. La libertà d’insegnamento valore imprescindibile per ogni docente è troppo spesso utilizzato, da docenti insipienti e poco avvezzi al confronto disciplinare con gli altri colleghi, come pretesto per non condividere linee comuni programmatiche, la definizione di verifiche comuni per classi parallele, l’adozione di libri di testo comuni, la definizione di griglie di valutazione comuni.
Ma cosa c’entra la libertà di insegnamento di ogni singolo docente, con la definizione di alcuni principi e valori da attuare, nel segno della più corretta e auspicabile cooperazione, da tutti i docenti di una stessa disciplina? Questo non è dato saperlo e sono gli stessi docenti che si nascondono dietro il vessillo della libertà d’insegnamento, per sfuggire alla cooperazione dei gruppi dipartimentali, che non riescono a spiegarlo. Purtroppo l’esistenza di qualche docente insipiente ma allo stesso tempo anche saccente, mette in discussione un grande valore costituzionale, che è la libertà d’insegnamento. Adottare uno stesso libro di testo, condividere una stessa linea programmatica, anche nella scansione temporale, definire tipologie di verifiche scritte comuni, definire griglie di valutazioni comuni, non intacca minimamente la libertà d’insegnamento che può manifestarsi nel recinto di quanto stabilito e condiviso a livello dipartimentale.
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Ogni docente rimane libero di scegliere i metodi d’insegnamento che ritiene più opportuni per l’apprendimento del gruppo classe, può scegliere di approfondire più un aspetto rispetto ad un altro, può scegliere il percorso della sua lezione in modo libero ed indipendente. Questa è libertà d’insegnamento, dove l’individualismo può fare la differenza nel rispetto di quanto deciso dal Collegio dei docenti e dalle sue articolazioni, come per esempio i dipartimenti disciplinari. Tali dipartimenti se ben organizzati e ben diretti, potrebbero rappresentare un arricchimento didattico per tutta la scuola.
Attraverso il confronto tra docenti la libertà d’insegnamento di ogni singolo docente si rafforza, perché viene condivisa ed apprezzata. Quindi nessuno osi mettere in discussione, per l’insipienza di qualche docente onnisciente e che non ama condividere nulla con gli altri colleghi, il principio della libertà d’insegnamento. La scuola non è fatta solo da singoli docenti che operano nella massima libertà, ma è fatta anche da gruppi di docenti che lavorano in attività collegiali, definendo linee programmatiche e didattiche comuni. Le due cose non sono in contrasto tra loro, ma sono complementari, garantendo il buon funzionamento della scuola. Se in una scuola l’attività collegiale dei dipartimenti non funziona, con tutta la libertà d’insegnamento che possono godere gli insegnanti, i risultati non potranno essere positivi. Questo a dimostrazione del fatto che in una scuola dove esiste complementarietà tra libertà d’insegnamento e attività dipartimentale, è più facile raggiungere gli obiettivi preposti. E nella vostra scuola come funzionano i dipartimenti? E poi esiste la libertà d’insegnamento?
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