Convegno ad Ischia dal titolo “Liberi di educare per educare alla libertà”. Interverrà Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche, una delle voci più autorevoli nel panorama scolastico italiano degli ultimi 10 anni.
Oggi gli studenti sono discriminati, per ragioni economiche, nel loro diritto di apprendere. Infatti, sono i genitori che hanno il diritto di “istruire ed educare i figli” (art. 30 della Costituzione).
La libertà di scelta educativa necessita di un pluralismo educativo composto da scuole pubbliche statali (attualmente frequentate da 7.682.635 studenti) e scuole pubbliche paritarie (attualmente in numero di 12.662, frequentate da 879.158 studenti), entrambe pubbliche di diritto e di fatto, secondo la L 62/2000.
L’esistenza della sola scuola pubblica statale comporterebbe un monopolio educativo e la Repubblica democratica cederebbe il passo al Regime totalitario.
È evidente che la chiusura di 380 scuole paritarie all’anno costituisce allora un allarme sociale, perché, di questo passo, nel giro di sei anni ci saranno solo scuole statali e le poche paritarie sopravvissute avranno una retta dai 5mila euro in su…improponibile per il genitore povero.
Per contro, avremo perso un patrimonio storico e culturale enorme, che ha contribuito a sanare l’Italia del dopoguerra: le piccole, sane scuole paritarie accessibili ai più, quelle cioè con retta inferiore ai tremila euro.
Stride maggiormente, semmai fosse possibile, la discriminazione perpetrata ai danni dell’allievo disabile. Per lui c’è posto nella scuola pubblica statale …appena si trovano i 50mila docenti di sostegno che mancano. Ma se sceglie la pubblica paritaria, ecco che lo Stato italiano lo ripudia: “Il docente di sostegno se lo paghi lui! Oppure lo paghino le altre famiglie, o la scuola!”.
Conseguenza: la rovina del disabile, i cui genitori non hanno i soldi per pagare il sostegno, o meglio quella della scuola, per la quale 40.000 euro annui di stipendio per il sostegno significano la chiusura. Chiunque abbia un po’ di razionalità e di senso civico rabbrividisce di fronte a questa situazione, perché si tratta chiaramente di un capolavoro di ingiustizia, che appare giusta senza esserlo.
L’ingiustizia produce sempre altra ingiustizia, a catena: ciò risulta evidente qualora si consideri la discriminazione professionale dei docenti.
Sarà poi la famiglia stessa a decidere dove spendere tale quota, se in una scuola pubblica statale o in una scuola pubblica paritaria.
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