Libri di testo, dopo il blocco dei rinnovi il Miur monitorizza gli aumenti
Nelle intenzioni del Miur l’introduzione della nuova norma voluta dal ministro dell’Istruzione sull’adozione dei libri di testo, prevista dal prossimo 1° settembre, avrebbe dovuto porre un importante freno all’annoso problema dell’eccessiva spesa delle famiglie per i testi affrontata ogni inizio d’anno per far fronte alle modifiche “in itinere” apportate dei docenti. La nuova cadenza di rinnovo delle liste dei libri, quinquennale per la secondaria inferiore e addirittura sessennale per la secondaria superiore “salva la ricorrenza di specifiche e motivate esigenze”, non sembra però aver risolto la questione. Se agli studenti è stato garantito di mantenere lo stesso testo sino al termine del corso sembra invece esserci ancora molto da fare sul fronte degli aumenti dei prezzi di copertina dei libri scolastici.
Le dichiarazioni apparse in questi giorni fanno intendere che la diatriba sui costi dei testi è rimasta più o meno quella di sempre. “Stiamo ponendo molta attenzione al tema, c’è un tavolo di monitoraggio, potremo fornire dei dati quanto prima”, ha spiegato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, facendo in questo modo capire che il Miur cercherà di realizzare autonomamente quelle indagini di mercato che anti-trust e Guardia di Finanza.
Il responsabile del dicastero di viale Trastevere non vuole che si ripetano le lamentele e denunce degli ultimi anni mosse da associazioni e, a volte, anche dalle stesse famiglie su cui si sono abbattuti gli aumenti ritenuti ingiustificati. “In questo anno – ha detto anche il ministro – abbiamo avuto diversi incontri con l’associazione degli editori, chiedendo una forte attenzione al contenimento dei costi. Inoltre abbiamo una interlocuzione diretta con le associazioni degli insegnanti e i sindacati, a cui abbiamo chiesto che il controllo venga effettuato anche da chi poi materialmente ordina i volumi”.
Gli editori, comunque, non stanno certo a guardare. Lamentano poco sostegno dallo Stato, che non investirebbe abbastanza nella scuola e nella cultura in generale. Il 22 luglio l’Aie (l’Associazione italiana editori) è stata ascoltata dalla commissione straordinaria per il controllo sui prezzi e le tariffe del Senato. L’audizione, chiesta dal presidente Sergio Divina, si è incentrata sui costi dei libri scolastici nell’incidenza del bilancio familiare. “L’Associazione degli editori – ha spiegato lo stesso Divina al termine dell’audizione – ha sostenuto che sostanzialmente in Italia l’investimento per la cultura e la formazione scolastica non è molto alto, ma ciò che interessa a noi è il calcolo di ciò che le famiglie affrontano per l’acquisto dei testi che diventa una componente di insieme, dopo l’affitto, il mutuo, l’energia e la benzina, imbarazzante per i ceti più bassi e anche per quelli medi”. Nella discussione – che a settembre, alla riapertura dei lavori parlamentari, verrà ripresa con l’intervento rivolto alla Commissione da parte del ministro Gelmini – è emerso che modificando o dettagliando più specificatamente quelli che sono gli interessi del Miur a livello di programmi, si potrebbe evitare che un libro di 500 pagine venga riproposto annualmente quando poi i docenti stessi usano la metà delle pagine. “Raccordare gli interessi dei docenti ai programmi ministeriali – ha sottolineato Divina – può aiutare da una parte la casa editrice a centrare meglio l’obiettivo con un prodotto meno costoso e di qualità a livello culturale, dall’altra le famiglie a sborsare meno soldi ad ogni inizio di anno scolastico”.