È già accaduto qualche mese fa e ora si torna nuovamente a parlare di frasi e uso della lingua al limite del razzismo. È quanto è accaduto in questi giorni, quando la docente Lala Hu, che insegna marketing all’Università Cattolica di Milano, ha segnalato che in un libro di testo dedicato agli ultimi anni della scuola primaria compaiono, dette da una bambina dai tratti orientali, due frasi Glazie, plego e facciamo plesto! Si tratta del commento ad un disegno, in cui Lee si trova con i suoi compagni di scuola.
Hu ha scritto un post su Twitter, citando inoltre un’altra frase, detta da un dei bambini, sempre nel testo edito da Giunti Del Borgo, Leggermente Plus, che dice Non si offende mai quando la prendiamo in giro!
Nello stesso spazio social Lala Hu ha aggiunto. Non è la prima volta che i testi di didattica per bambini rappresentano una mentalità retrograda, talvolta sessista e razzista. Una causa può essere l’assenza di diversity nel settore editoria. Con questo tipo di narrazione, continueremo a vivere di pregiudizi e discriminazione.
A settembre, e se ne era già parlato in queste pagine, un altro libro di testo per la primaria, dell’editore Ardea, era stato oggetto di critica, per una frase pronunciata da un bambino che si era avvicinato ad una bambina dicendole Sei sporca o sei tutta nera? Quella volta il caso era stato sollevato da Marwa Mahmoud, consigliera comunale Pd di Reggio Emilia.
La dura critica della professoressa Hu è anche legata all’uso poco rispettoso e incorretto della lingua e della cultura, poiché dice ancora, riferendosi alla pagina del libro, che contiene le frasi in questione, che si trovano in “le cose che piacciono a Lee”, commentando che la bambina in ogni caso non si chiamerebbe Lee.
Pronta la risposta dell’editore, attraverso le parole di Stefano Cassanelli, che in numerose interviste comparse in questi giorni sulle pagine di diverse testate nazionali, si dichiara estremamente sorpreso dello scalpore suscitato dalla segnalazione su Twitter, chiamando in causa l’autrice del libro da cui è tratta la frase, Paola Reggiani, che nel 2013 ha pubblicato per Feltrinelli il volume Duccio o il mostro della musica telepatica, riferimento puntualmente presente nel testo.
Come già accaduto a settembre, le frasi incriminate, sono considerate dagli editori decontestualizzate e non possono andare a far parte di un profilo poco rispettoso da parte degli autori dei volumi. Tuttavia, il ripetersi di situazioni come quella segnalata da Lala Hu, insieme ad altre considerate poco e per nulla politically correct, che sono state rintracciate sempre in materiali editoriali per la scuola primaria, fanno riflettere a tal punto che lo scorso ottobre è stata presentata una proposta di legge contro le raffigurazioni sessiste nei libri di scuola.
Uno studio recente del Dietrich College of Humanities and General Studies della Carnegie Mellon University, analizzando 25 lingue, ha confermato che il veicolo più comune per veicolare stereotipi e forme di razzismo è proprio la lingua, soprattutto quando si usa in testi per bambini piccoli. In questo senso, l’italiano compare al tredicesimo posto tra le lingue che contribuiscono a creare situazioni non corrette e rispettose.
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