Il caso del libro di fisica che riporta fra gli esercizi un problema su un sasso lanciato da un cavalcavia (colpirà l’auto che sta passando o non la colpirà?) sta invadendo la rete e non solo.
Persino il ministro Giannini, non dovendo preoccuparsi più di tanto né di rinnovi contrattuali nè di organici né di atre quisquillie del genere, è intervenuta sulla questione con la classica frase di rito (“Approfondiremo”).
In realtà c’è poco da approfondire: editore e autore del testo farebbero bene a chiedere scusa (soprattutto alle famiglie delle vittime dei “lanci” dai cavalcavia) e magari anche a sostituire il volume a proprie spese in tutte le classi in cui è in uso.
Ma il problema è più complesso: ma come è possibile che nessun docente fra i tanti che hanno adottato il volume si sia accorto di questa clamorosa gaffe?
E’ evidente che non si può pretendere che quando si adotta un testo, il docente se lo legga tutto dalla prima all’ultima pagina e quindi la “svista” è in parte comprensibile.
Va anche detto – tuttavia – che talora l’adozione dei libri di testo si trasforma in uno stanco rituale dove l’attenzione è concentrata più sul rispetto della forma (date, scadenze, relazioni, e così via) che della sostanza didattica dell’operazione stessa.
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In una scuola in cui ormai quasi sempre è più importante che i “verbali” sia in ordine e correttamente archiviati è inevitabile che si dedichi alla forma molto più tempo di quanto ne sia necessario.
D’altronde non bisogna dimenticare che i controlli di merito sui libri di testo messi in commercio sono in sostanza piuttosto modesti. In compenso, siccome siamo un Paese democratico, per adottare un libro di testo occorre acquisire anche il parere dei consigli di classe e di interclasse con la presenza dei genitori. Ma non sarebbe meglio se un testo di fisica, per poter essere adottato, superi prima il controllo di un team di esperti (un fisico, un pedagogista, un linguista e un grafico, per esempio)?
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