Il piacere della lettura. Questo il tema della quindicesima edizione dei Colloqui pedagogici organizzati alcuni giorni fa nella sede parigina dell’Unesco. Docenti universitari e della scuola secondaria, sociologi, pedagogisti e scrittori si sono confrontati con uno tra i problemi di più difficile soluzione che assillano i professori di mezzo mondo: come fare perché tra gli studenti nasca la passione per la lettura, in una società che tende sempre di più a privilegiare l’immagine e la massima rapidità degli scambi comunicativi. Due i nemici da affrontare, la televisione e internet. La prima, colpevole di anestetizzare i giovani e di farli sprofondare nella passività intellettuale; il secondo, reo di avere quasi del tutto sostituito le enciclopedie per i lavori di ricerca e approfondimento dei ragazzi, che sempre meno scelgono di aprire un libro o di andare in biblioteca per i loro lavori scolastici. La scuola, paradossalmente, sembrerebbe il luogo meno adatto a far sorgere il piacere della lettura, in quanto i docenti si concentrano quasi esclusivamente sulle competenze di lettura, sulle tecniche per comprendere e analizzare un testo di varia tipologia. E’ La quotidianità il luogo privilegiato della lettura e la mamma, nella prima infanzia, è il mediatore per eccellenza che ha le chiavi d’accesso per aprire la strada al piacere della pagina scritta. Soluzioni? Due ore di lettura alla materna e alle elementari con un tempo riservato alla libera espressione orale degli alunni per esprimere le proprie sensazioni e stati d’animo rispetto ai contenuti veicolati dal testo.
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