Dopo Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo, esce, per la stessa casa editrice, Pacini, L’opera-Orologio. Saggi sul Gattopardo di Maria Antonietta Ferraloro.
Lo consigliamo come lettura nelle scuole secondarie di secondo grado, sia perché è un singolare studio con cui viene dato ulteriore apporto agli approfondimenti critici sul Tomasi, e sia perché il libro viene pubblicato nel sessantesimo anniversario della morte (1896-1957) del grande scrittore siciliano e quindi potrebbe pure essere oggetto di esame di Stato.
Ma in ogni coso l’opera del Principe uscita sempre “maraviglia” a oltre mezzo secolo dalla sua pubblicazione e intrattenersi in classe con un’opera letteraria e insieme storica appare attività didattica non trascurabile.
Il compito che l’autrice di questo ulteriore saggio sul Lampedusa si propone, è quello di spulciare le cosiddette “opere minori”, le meno conosciute al vasto pubblico, ma attraverso le quali la personalità poetica dell’autore ancor più si manifesta, traendone pure spunti di riflessione per consegnare peso maggiore al romanzo “Gattopardo”, alla sua genesi, al suo movimento ispiratore, alla personalità dello scrittore.
Opera poderosa, ricca di note e di riflessioni, le “Lezioni” e il “Carteggio” del Principe, in modo particolare, vengono smontate pezzo a pezzo e come i meccanismi di un orologio, in somiglianza ai suggerimenti del Tomasi, e da cui appunto il titolo del libro, osservati ed esaminati nella loro intima essenza, dentro i cui ingranaggi, sostiene pure Ferraloro, se è impossibili trovare il vero “quid” della grande arte, si possono individuarne le motivazioni, le fonti ispiratrici, i sobbalzi dell’animo che poi determinano il maremoto dell’opera letteraria. Sicuramente, nel panorama degli studi critici sul Tomasi, questo libro di Ferraloro porta un contributo notevole proprio in funzione di tale raffronto, fra quanto descrive nelle sue “Lezioni” e quanto poi esse trovano spazio nel romanzo, le risonanza e le eco tra le valli del racconto.
E così le lettere, dove ogni serio critico ama inseguire il suo autore, e dove la Nostra indugia dimostrando che l’Opera del Principe in esse, se pur dormiente, già ruggiva.
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E ancora: se le Lezioni consentirono al Tomasi anche un’amplia riflessione sul romanzo, un modo insomma per acchiappare le altezze dove la sua sensibilità voleva arrivare, nelle lettere sono già presenti “non solo il prodigioso senso del racconto”, ma anche i “temi che saranno centrali nell’architettura complessiva del Gattopardo”.
Perché in fondo i “miracoli letterari non esistono e un vero artista è tale anche senza saperlo”, come in fondo è successo al Tomasi stesso e come l’autrice in questo lavoro tende a dimostrare, e con uno stile, lirico talvolta, che travalica i confini dove certa saggistica, che crogiola fatali narcisismi, uccide l’interesse perfino del più genuino dei lettori. Scorrevole e piano, l’Opera-Orologio cede il passo alla voglia di divulgare, non solo più sapienza intorno a un romanzo fra i più apprezzati dello scorso secolo, ma anche dentro l’animo commosso di uno scrittore che fa storia attraverso la mediazione dell’arte stessa, senza la quale la forza evocativa dell’evento è destinata a disorientarsi.
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