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Libri scolastici fotocopiati, quando il malcostume diventa business

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In Italia la normativa sul diritto d’autore, quella che tutela i testi scolastici ed universitari, non trova sempre l’applicazione che dovrebbe: soprattutto nell’ambiente accademico è un proliferare di fotocopie e riproduzioni (negli ultimi anni, con il boom delle nuove tecnologie, anche di tipo digitale) spesso di alcune pagine, talvolta anche di interi libri, che evita agli studenti di acquistare i testi e risparmiare non pochi soldi. Una consuetudine, da sempre mantenuta dai diretti interessati rigorosamente “sottotraccia”, che oltre ad infrangere la legge alimenta la crisi del mondo editoriale.
A fornirsi di questo tipo di testi sono spesso gli studenti più disagiati, con meno mezzi, quelli lontani da casa. E così i docenti quasi sempre chiudono gli occhi. Ogni tanto però si esagera: soprattutto quando l’uso delle fotocopie non è sporadico, limitato a qualche pagina, ma diventa funzionale ad un’attività di lucro. Così le autorità intervengono. Come è accaduto ad Udine, dove il 16 agosto la Guardia di finanza ha sequestrato oltre 1.000 testi universitari, tutti di recente pubblicazione: per risparmiare tempo e migliorare la qualità delle riproduzioni, i libri erano stati riprodotti addirittura attraverso delle “matrici”.

“Al posto dell’edizione in commercio – hanno detto i finanzieri – gli studenti potevano così dotarsi di una copia riprodotta in modo pressoché perfetto, a prezzi più bassi”. Durante l’intervento i finanzieri hanno anche scoperto che altre migliaia di copie erano già state distribuite. A quel punto per gli autori delle copie riprodotte illecitamente è scattata la denuncia per contraffazione, ricettazione e violazione della normativa sul diritto d’autore. Illeciti che è bene mettere in evidenza: soprattutto quando il malcostume si trasforma in business.